1 MAGGIO: FAR AVANZARE LA COSCIENZA DI CLASSE DELLA GIOVENTU’
Le ultime statistiche sul lavoro smascherano l’ipocrisia del discorso del Governo Renzi e dell’UE sulla necessità di flessibilizzare il mercato del lavoro e ridurre tutele e diritti per risolvere la crisi occupazionale che il nostro paese attraversa e che colpisce in modo particolare la gioventù. Il tenue aumento dell’occupazione (+0,3%) registrato a inizio di quest’anno, e tanto sbandierato dal Governo Renzi, si è dimostrato essere nient’altro che il temporaneo risultato di incentivi e decontribuzioni totali o parziali a favore delle imprese, senza le quali le assunzioni sono tornate a calare drasticamente.
L’attacco alla regolamentazione del mercato del lavoro ad opera dei governi di centrodestra e centrosinistra degli ultimi 25 anni (Pacchetto Treu, Legge Biagi, Riforma Fornero e infine il Jobs Act) ha reso fortemente precaria la condizione lavorativa in particolar modo dei giovani: si è triplicato il numero di contratti a termine che per la fascia di età tra i 15 e i 24 anni rappresentano il 60% dei rapporti totali, e di questi sono in continuo aumento i contratti a termine che durano meno di 6 mesi. I rapporti lavorativi che durano da 1 settimana a 6 mesi rappresentano ben il 40% del totale, e un terzo di questi non durano più di una settimana.
L’introduzione di sempre nuove tipologie di contratti, dagli stage ai tirocini, dai contratti sportivi ai voucher, e gli ultimi cambiamenti nella gestione del sistema educativo pubblico, in particolar modo l’entrata a pieno regime dell’alternanza scuola-lavoro con la “buona scuola” di Renzi e Giannini, fanno parte quindi di un attacco ai diritti e alle condizioni di vita dell’intera classe lavoratrice con lo scopo di aumentare i profitti dei padroni creando forza lavoro flessibile e a basso costo.
E alla stessa logica corrispondono le presunte soluzioni messe in campo da Governo e UE per far fronte alla disoccupazione giovanile, come il programma Garanzia Giovani che si è rivelato nient’altro che l’ennesimo strumento per aumentare i profitti dei padroni ed ingrassare le burocrazie: a fronte di circa 1,75 miliardi di euro di fondi europei stanziati, dei quasi 1 milione di giovani iscritti al programma soltanto 32 mila (poco più del 3%) hanno ottenuto un lavoro vero e circa 140 mila sono finiti a fare tirocini che in realtà non sono altro che lavoro mascherato, precario e senza alcun alcun valore formativo.
Riteniamo che la ricorrenza della Festa dei Lavoratori debba essere per la gioventù lavoratrice un’occasione per prendere coscienza della propria condizione di classe, della necessità di respingere ogni tentativo di generare guerre tra poveri, finte contrapposizioni generazionali tra lavoratori “garantiti” e giovani precari, tra lavoratori italiani ed immigrati. È necessario spezzare ogni meccanismo di competizione al ribasso su diritti e condizioni di lavoro rivendicando il salario minimo e l’abolizione di ogni forma di lavoro precario.
Nessuna ricetta di governo, nessuna soluzione all’interno di questo sistema può portare ad un’uscita dalla crisi a favore dei lavoratori e della gioventù delle classi popolari. Nessun ulteriore sacrificio, nessuna privazione di diritti e tutele può portare alcun beneficio alla nostra condizione ed è inevitabilmente ad esclusivo e totale vantaggio di chi fa profitto col nostro lavoro e sui nostri diritti.
Costruire l’unità delle lotte di studenti, disoccupati e di tutti i lavoratori, giovani e non, in un unico fronte di classe, mai quanto adesso, non è una parola d’ordine rituale ma una necessità oggettiva e stringente, una responsabilità cui la gioventù comunista non si sottrae. Per questo il Primo Maggio il nostro messaggio alla gioventù è chiaro: esiste un solo nemico, un solo fronte, una sola lotta.