25 APRILE: NON LASCIAMOLO AI COMPLICI DI GENOCIDIO E GUERRA. UN APPELLO A TUTTI I COMPAGNI. Comunicato della segreteria nazionale del FGC
La ricorrenza del 25 Aprile cade quest’anno in un clima politico che, se possibile, è ancor più teso e complesso di quello degli scorsi anni. La situazione è difficile e impone a tutti noi una riflessione seria sulla nostra azione politica. Vogliamo porre questa riflessione a tutti i compagni, alle organizzazioni a noi vicine, a tutta la c.d. “sinistra di classe” in generale.
Ci avviciniamo al 25 aprile in un contesto caratterizzato dal massacro in corso in Palestina, dalla corsa agli armamenti che avviene sullo sfondo della guerra imperialista in Ucraina, dalla più ampia competizione tra le potenze capitalistiche a livello mondiale. Le pressioni delle forze che cercano di stravolgere il significato della lotta partigiana e di utilizzare la memoria del 25 aprile come copertura istituzionale dell’esistente saranno ancora maggiori di quelle viste gli scorsi anni.
Il FGC, come organizzazione giovanile comunista, sin dalla sua esistenza difende con orgoglio la memoria e l’esempio della Resistenza partigiana, il carattere rivoluzionario e progressivo della lotta di liberazione. Denunciamo da sempre ogni tentativo di distorcere il significato della lotta partigiana, di utilizzare la memoria e il sacrificio dei partigiani per legittimare il sistema politico, sociale ed economico dell’Italia di oggi. Ci siamo sempre opposti ai tentativi di trasformare il 25 aprile in una vuota ricorrenza istituzionale, ai tentativi del centro-sinistra di trasformarlo in una data a uso e consumo della propria proposta politica, ribadendo che i partigiani hanno lottato per un’idea di Italia e una società che non ha nulla a che vedere con quella di oggi.
Nel corso degli anni abbiamo contestato gli slogan sui “partigiani d’Europa” promossi dal centro-sinistra, i vuoti appelli all’antifascismo di chi ha governato per anni per conto dei grandi monopoli, la strumentalizzazione della vicenda della c.d. “brigata ebraica” per legittimare inaccettabili posizioni filo-israeliane all’interno delle manifestazioni del 25 aprile.
Abbiamo sempre affermato queste posizioni marciando a testa alta nelle manifestazioni del 25 aprile, organizzando i nostri spezzoni comunisti, popolari e militanti, tenendo alte le bandiere rosse della resistenza sotto gli occhi di migliaia di proletari. Ogni 25 aprile è stato preparato con decine di iniziative politiche, assemblee, eventi nelle scuole e nelle università, in cui abbiamo raccontato alle nuove generazioni una Resistenza “diversa” da quella che questo sistema vorrebbe raccontare. Lo abbiamo sempre fatto, vogliamo continuare a farlo.
Lo faremo anche quest’anno, portando in quelle piazze le posizioni dei comunisti contro la guerra e i piani imperialisti di USA-UE-NATO e a sostegno delle legittime aspirazioni del popolo palestinese; denunciando le responsabilità politiche di chiunque tenterà di strumentalizzare il 25 aprile per promuovere messaggi guerrafondai, per promuovere l’arbitraria e inaccettabile identificazione tra la giusta lotta all’antisemitismo e il sostegno alle politiche criminali e genocide dello Stato di Israele, per suggerire l’antistorica equiparazione tra la lotta partigiana e le forze belligeranti nella guerra imperialista in Ucraina.
Da qualche anno, alcuni compagni e sigle hanno scelto un’altra strada, iniziando a proporre una sorta di boicottaggio delle manifestazioni del 25 aprile nelle principali città, scegliendo di “disertare” le piazze e promuovere piccole manifestazioni separate. È una tattica che riteniamo errata, perdente e fondata su presupposti e valutazioni politiche errate.
A nostro avviso, l’attuale condizione di irrilevanza politica dei comunisti e di tutta la sinistra “di classe” rimuove in partenza ogni possibilità che questa presa di posizione sia incisiva, conosciuta e comprensibile alle masse e nel dibattito politico. Il ritiro dal 25 aprile delle nostre piccole forze militanti non è un segnale forte per nessuno, non fa avanzare rapporti di forza reali, non produce nessuna presa di coscienza al di fuori della nostra cerchia ristretta. Per la stessa ragione, non condividiamo l’idea che sia la nostra presenza di comunisti in quelle piazze a “legittimare” la narrazione distorta delle istituzioni e del centro-sinistra sul 25 aprile. Un’affermazione del genere rischia di essere puro narcisismo intellettuale, quando il dato di fatto è che quel tipo di narrazione conquista consensi nella società perché le forze che la promuovono sono egemoni rispetto a ciò che esprimiamo tutti noi, collettivamente. In questa situazione, abbandonare quelle piazze vuol dire semplicemente lasciare campo libero e facilitare enormemente il lavoro di chi vuole trasformare il 25 aprile in una festa a uso e consumo del capitale.
L’appello che vogliamo fare a tutti i compagni e le organizzazioni di classe è di non abbandonare il campo. Il popolo che scende nei cortei del 25 aprile è, almeno in parte, lo stesso che da mesi riempie centinaia di piazze in solidarietà al popolo palestinese. Riteniamo che esistano le condizioni per stare in quei cortei a testa alta, contendendo il terreno e la legittimità politica alle forze filo-imperialiste e filo-israeliane, con l’obiettivo di smascherarle e isolarle politicamente.
Scendiamo nelle piazze il 25 aprile dimostrando che esiste una parte d’Italia combattiva, comunista, antimperialista, che difende e onora la memoria dei nostri partigiani, che tiene alte le loro bandiere della Resistenza e le loro idee affinché siano il fuoco vivo delle lotte di oggi.