25 MARZO IN PIAZZA CONTRO L’UNIONE EUROPEA CON IL PARTITO COMUNISTA
Il 25 marzo il Fronte della Gioventù Comunista (FGC) sarà in piazza a Roma al fianco del Partito Comunista per manifestare contro l’Unione Europea in occasione dei 60 anni dei trattati istitutivi della CEE, della Ceca e dell’Euratom, le tre antenate dell’Unione Europea. In quell’occasione i primi ministri e i capi di stato europei saranno a Roma per celebrare l’anniversario e ribadire il loro accordo alle politiche antipopolari della UE. I lavoratori e i popoli europei subiranno in quei giorni il culmine di una campagna di disinformazione e propaganda a favore della UE che va avanti da mesi, con spot televisivi, concorsi pubblici, iniziative nelle scuole e nelle università, con lo scopo di conquistare consenso popolare alle politiche europee e convincere le classi popolari che non esiste alcuna alternativa alla UE e a questo sistema. Il Partito Comunista scenderà in piazza il 25 marzo alla fine di una campagna di informazione sulla natura reale della UE che i militanti stanno conducendo in tutta Italia nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università. In questi sessant’anni l’Unione Europea ha:
- rafforzato il potere dei monopoli finanziari (banche, grandi imprese) riducendo ovunque i margini della sovranità popolare, stracciando anche le temporanee e parziali conquiste che le classi oppresse avevano ottenuto con le costituzioni successive alla mobilitazione popolare contro il fascismo;
- creato un mercato unico a immagine e somiglianza del grande capitale, grazie al pilastro comunitario della libera circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi con i quali le grandi aziende hanno ottenuto la possibilità di scegliere la sede legale negli stati più favorevoli fiscalmente, diminuendo le tasse pagate e incrementando i profitti, de localizzando la produzione nei paesi più convenienti. Tutto questo ha favorito i processi di concentrazione e centralizzazione del capitale, il trasferimento di ricchezze dalle classi popolari ad un’aristocrazia finanziaria che con poche decine di società controlla ricchezze sempre maggiori;
- con la creazione dell’euro ha creato un sistema monetario saldamente nelle mani delle banche private per il tramite della BCE che ha acuito le contraddizioni capitalistiche e la crisi a tutto danno della classe operaia e delle classi popolari. Attraverso la leva del debito pubblico gli istituti finanziari hanno guadagnato sulle spalle dei popoli europei e le politiche dei governi sono state commissariate nella direzione di svendite del patrimonio comune, privatizzazioni, riduzione delle politiche sociali;
- peggiorato le condizioni di lavoro in tutti i Paesi aderenti, mettendo in concorrenza i lavoratori al fine di diminuirne salari e di cancellare le conquiste frutto delle lotte del movimento operaio nel secolo scorso. La UE ha sostenuto la precarizzazione del lavoro, con l’introduzione di nuove forme contrattuali a danno dei lavoratori; sostenendo la libertà di delocalizzare ha imposto un mercato unico della forza lavoro in cui la minaccia dello spostamento delle sedi produttive all’estero è utilizzata per importare il peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari. Ha incrementato la disoccupazione, e in modo particolare la disoccupazione giovanile, con la conseguenza di centinaia di migliaia di giovani che emigrano per cercare lavoro, convertendosi in manodopera a basso costo, doppiamente sfruttata;
- assoggettato ogni settore economico alle logiche capitalistiche e agli interessi dei monopoli, come dimostra la direttiva Bolkenstein il cui impatto comporta il peggioramento delle condizioni di settori popolari (mercati, piccoli commercianti ecc…);
- imposto la privatizzazione e conseguente trasformazione dei servizi sociali in privilegi su base economica e strumenti di creazione di profitto privato, imponendo una concorrenza del tutto favorevole ai grandi gruppi economici. Così ha sostenuto e indirizzato le politiche di privatizzazione della sanità e la dismissione del sistema sanitario nazionale, determinato le riforme delle scuole e delle università;
- attraverso la creazione di un mercato unico e di accordi sempre più vasti a livello globale, la UE è responsabile del peggioramento della condizione dell’agricoltura, della concentrazione della proprietà terriera e agricola, dell’impoverimento di migliaia di contadini e del peggioramento della qualità dei beni prodotti (si pensi alla direttiva sugli oli deodorati, o alle conseguenze del CETA e dell’eventuale stipula del TTIP per la produzione di cereali e altri beni agricoli);
- mentre si dice che la UE ha promosso la pace si dimentica che essa ha sostenuto ogni intervento imperialista condotto dai propri paesi membri e nella cornice delle alleanze militari come la Nato. Sostenendo l’azione dei propri monopoli la UE ha contribuito allo sfruttamento delle risorse in Africa e Medio Oriente, all’impoverimento delle classi popolari di quei paesi, non disdegnando ove necessario il sostegno all’intervento militare di propri paesi al fine di ottenere maggiori fette di mercato e controllo di risorse economiche e rotte commerciali strategiche. Ciò, oltre a contraddire ogni ipotetica funzione della UE come fattore di pace e stabilizzazione, comporta il dramma di milioni di persone costrette ad emigrare per salvarsi dalla guerra e dalla miserie o migliorare la propria condizione di vita, finendo per convertirsi a loro volta in manodopera a basso costo da poter sfruttare.
Per tutte queste ragioni nel 1957 il Partito Comunista fu l’unico partito italiano a votare in Parlamento contro l’ingresso dell’Italia nel Mercato Comune Europeo. Oggi che la destra fa dell’antieuropeismo la sua bandiera, noi comunisti abbiamo il dovere di rimarcare la nostra posizione contro un’unione europea espressione diretta degli interessi della finanza e promotrice delle politiche antipopolari che opprimono i lavoratori e le classi popolari del continente.
I comunisti non si uniscono a quella parte della sinistra che si nutre di illusioni sulla riformabilità della UE, e peggio ancora, illude le classi popolari sulla natura del processo unitario europeo contribuendo a mascherarne la reale essenza, ossia il carattere di strumento degli interessi del grande capitale. La vicenda greca ha dato ragione a chi coerentemente non ha riposto alcuna fiducia nell’idea di poter cambiare il sistema europeo dall’interno, come la capitolazione del governo Tsipras e delle illusioni della sinistra europea ha ampliamente dimostrato.
Allo stesso tempo, come comunisti, abbiamo il dovere di indicare una via d’uscita in senso progressista e favorevole agli interessi dei lavoratori e delle classi popolari, dal sistema della UE. Solo in questo modo sarà possibile arginare l’avanzata della destra nei settori popolari, combattere la visione reazionaria che utilizza l’antieuropeismo come mero pretesto per riaffermare un sistema di sfruttamento su base nazionale, fondato sul potere dello stesso capitale nazionale che è responsabile e primo fautore dell’adesione dell’Italia al mercato comune. I comunisti combattono la visione di chi critica la UE, ma poi non ne chiede l’uscita unilaterale, di chi si scaglia contro l’immigrazione ma poi è pronto a sostenere le politiche imperialiste e la permanenza dell’Italia nella Nato, utilizzando l’immigrazione come pretesto per scatenare una guerra tra poveri il cui ultimo risultato è distrarre le classi popolari dal comune nemico, mettere i lavoratori gli uni contro gli altri sulla base della nazionalità e della provenienza etnica, salvando quel sistema di sfruttamento capitalistico e il potere dei monopoli.
Il Partito Comunista, insieme ai partiti membri dell’Iniziativa Comunista Europea si batte per l’uscita dell’Italia dalla Ue e dalla Nato, per la creazione di un governo dei lavoratori in un’Italia libera e socialista. L’Unione Europea non è riformabile, la lotta dei lavoratori e delle classi popolari dei paesi europei non può che indirizzarsi per la sua rottura, attraverso l’uscita unilaterale di ciascun paese fino alla dissoluzione delle alleanze imperialiste. Né illusioni di sinistra, né ricette reazionarie di destra. Per uscire dalla crisi, per conquistare il proprio avvenire, i lavoratori e la gioventù lottano contro la UE, per il potere popolare, per il socialismo.
Il 25 marzo tutti in piazza a Roma, per il comizio del Partito Comunista ore 16.00 Piazzale Tiburtino, quartiere San Lorenzo (raggiungibile con la metro B fermate Tiburtina o Castro Pretorio; con il treno con fermata a Roma Termini o Roma Tiburtina)