29 GENNAIO. APPELLO ALLA MOBILITAZIONE NAZIONALE STUDENTESCA AL FIANCO DEI LAVORATORI NELLO SCIOPERO GENERALE
Dopo molti mesi di didattica a distanza il Governo ha previsto che dall’11 gennaio le scuole riaprano al 50%, dopo aver cercato di fissare la riapertura al 7. Dall’inizio della pandemia non è stato fatto nulla di sostanziale per garantire sicurezza dentro alle scuole e il rispetto dei diritti degli studenti durante le lezioni online.
Come già accaduto a settembre il governo utilizza il rientro a scuola per finalità di consenso, senza predisporre le necessarie misure per potenziare il sistema scolastico pubblico e garantire un rientro in sicurezza per gli studenti. Il fallimento della riapertura di settembre e ottobre era ampiamente prevedibile, come già denunciato dalle mobilitazioni studentesche di questo autunno. Le debolezze del sistema scolastico che hanno reso impossibile il rientro negli scorsi mesi sono direttamente riconducibili alle riforme scolastiche degli ultimi decenni che hanno portato avanti il drastico taglio di fondi per l’edilizia scolastica, con il conseguente accorpamento e chiusura di numerose scuole pubbliche, e la differenziazione dei finanziamenti pubblici alla scuola con criteri che hanno prodotto un divario sempre più profondo tra una minoranza di scuole nei quartieri benestanti e la grande maggioranza delle scuole nelle zone popolari, che hanno sopperito alla mancanza di fondi aumentano progressivamente il numero degli studenti per classe.
Senza un serio piano per i trasporti pubblici e una reale inversione di rotta per l’istruzione pubblica rispetto alle politiche europee e nazionali sull’istruzione, che in questa pandemia hanno dimostrato apertamente tutto il loro fallimento, non solo non sarà possibile garantire un rientro in sicurezza per gli studenti, ma significherà continuare a negare nella sostanza l’effettività del diritto all’istruzione, ad oggi garantito unicamente agli studenti delle scuole dei quartieri ricchi che in questi anni hanno beneficiato delle riforme antipopolari sulla scuola, promosse in perfetta continuità da tutti i governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni e che hanno rafforzato la natura classista della scuola in Italia.
Il Governo in questo autunno ha sistematicamente ritardato, per poi prendere provvedimenti blandi e contraddittori, ogni misura di contenimento dei contagi, non solamente nelle scuole, ma anche nelle piccole e grandi concentrazioni produttive, dove in assenza di reali misure di protezione si sono susseguiti i principali focolai da settembre sino ad oggi. Nulla è stato fatto per contenere i contagi, pur di assecondare gli interessi particolari degli industriali, che pure hanno beneficiato in maniera massiccia di consistenti aiuti economici dal Governo. Il risultato è stato il mese più grave per numero di morti dall’inizio della pandemia, lo scorso Novembre appunto. La decisione di orientare tutti gli sforzi per garantire i profitti privati sta prolungando a tempo indeterminato l’emergenza sanitaria, arrivando ad inizio del nuovo anno senza il necessario potenziamento del sistema sanitario nazionale. Le stesse condizioni strutturali della scuola pubblica sono le identiche a quelle dello scorso settembre, nulla è stato fatto. In queste mesi passati ogni risorsa e ogni misura è stata orientata a garantire gli interessi specifici dei settori più privilegiati del nostro Paese, evidenziando la contraddizione principale di questa pandemia tra i loro profitti e la nostra salute.
Il Governo ha deciso di ridurre la riapertura a una questione di pura propaganda. L’11 di gennaio rischia di essere peggiore del rientro a settembre. Infatti, non solo nulla è cambiato dentro alle scuole e sui trasporti pubblici, ma data la situazione caratterizzata da un numero elevatissimo di contagi quotidiani e un sistema sanitario affaticato e costantemente sull’orlo del congestionamento, gli istituti scolastici potrebbero facilmente originare nuovi focolai. Basti pensare che soltanto nei mesi di settembre e ottobre nelle scuole sono stati 65.000 gli studenti contagiati. La seconda ondata della pandemia in Italia ha causato più vittime e contagiati della prima per colpa delle scelte politiche del Governo, che ha deciso di lasciare aperti i luoghi di lavoro e anteporre gli interessi di Confindustria a quelli della salute pubblica. In queste condizioni l’apertura delle scuole, senza ampie misure di sicurezza, è una pura presa in giro. A pagarne le conseguenze saranno gli studenti e i lavoratori della scuola che rischieranno di ammalarsi, mentre non esiste continuità didattica tra DAD e scuola in presenza parziale. La costante incertezza sull’apertura o chiusura delle scuole determina l’innalzarsi di nuove barriere per il diritto allo studio e lo svantaggio per gli studenti delle periferie e delle classi popolari, costretti alle lezioni online che rafforzano il carattere di classe della scuola italiana. Secondo un’indagine dell’ISTAT, infatti, il 45,4% degli studenti tra i 6 e i 17 anni, pari a 3 milioni e 100mila, ha difficoltà nella didattica a distanza per la carenza di strumenti informatici in famiglia, che risultano assenti o da condividere con gli altri componenti del nucleo familiare.
Non siamo disposti ad accettare il ricatto tra salute e diritto allo studio. Il Governo continua a prenderci in giro riaprendo le scuole senza sicurezza, mentre in DAD non vengono riconosciuti né garantiti diritti agli studenti e professori. Vogliamo l’immediato ampliamento delle strutture scolastiche e l’assunzione del personale, così da garantire classi da massimo 15 studenti, e un piano di investimenti per il trasporto pubblico, così da garantire a tutti lezioni in presenza in sicurezza e di qualità. La DAD fallimentare che ha imposto il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha rafforzato le differenze tra studenti delle poche scuole più ricche e tutte le altre. Non saranno gli studenti a dover pagare le conseguenze di queste scelte politiche: la maturità non dev’essere una corsa ad ostacoli e pertanto dev’essere modificata per mettere in condizioni ogni studente di poter affrontare questo esame con la necessaria preparazione.
La necessità primaria dell’esecutivo PD-M5S-LEU-IV nel contesto della pandemia è quella di tutelare gli interessi delle aziende, anche anche sacrificando la salute di milioni di lavoratori. Per questo la scuola secondaria di secondo grado viene lasciata in secondo piano, dato che la sua chiusura non pone problemi di carattere economico e non intacca direttamente i profitti dei grandi industriali. Proprio in virtù di questo ragionamento, le scuole elementari e medie rimangono aperte, con ulteriori rischi per i lavoratori stessi e le loro famiglie. Ciò accade non perché ci siano minori rischi per gli studenti e per chi lavora nella scuola, ma perché chiuderle vorrebbe dire costringere a casa milioni di lavoratori, che, oltre a non essere produttivi, dovrebbero godere dei dovuti congedi.
Tutto questo è inaccettabile, anche gli studenti, come i lavoratori, stanno pagando il prezzo di una crisi gestita tutta a vantaggio dei padroni. L’aumento dei fondi per il 2021 ai PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) rappresenta la chiara volontà di incrementare le risorse destinate a soddisfare gli interessi delle aziende, risorse che invece avrebbero dovuto essere destinate nell’immediato per tentare colmare le evidenti debolezze del sistema scolastico pubblico, prodotte dalle riforme scolastiche degli ultimi decenni e rese ancor più insostenibili nel contesto dell’attuale pandemia. Mentre proprio in questo periodo gli studenti in alternanza hanno continuato a rischiare la propria salute nei luoghi di lavoro, molto spesso senza le adeguate misure di sicurezza solamente per continuare a garantire lavoro gratuito alle aziende.
Il Governo e i padroni sono uniti nella gestione di questa crisi pandemica nella volontà di scaricarne i costi sociali sui lavoratori, colpendo quindi anche gli studenti delle classi popolari. Nei prossimi mesi sarà fondamentale anche la capacità degli studenti di lottare per ottenere quanto sarebbe oggi necessario nell’immediato per un effettivo rientro a scuola in sicurezza, contro l’utilizzo propagandistico delle riaperture scolastiche del Governo e contro i tagli e le riforme che negli ultimi decenni hanno indebolito il sistema scolastico pubblico, che continuano a rappresentare il principale limite per una seria gestione dell’istruzione pubblica nel contesto della pandemia.
Per questo è importante unire i nostri sforzi con quei lavoratori che in questi mesi stanno lottando contro questa offensiva generalizzata, mobilitiamoci nello stesso giorno dello sciopero generale indetto dai sindacati conflittuali venerdì 29 di gennaio. Studenti e lavoratori uniti nello sciopero nella consapevolezza che, per conquistare quello che ci spetta, la mobilitazione e la lotta, al fianco dei lavoratori, sono gli unici strumenti possibili e che dobbiamo cominciare da subito ad opporci agli interessi degli industriali e delle conseguenti politiche governative che stanno schiacciando sia i diritti e le condizioni dei lavoratori sia quelle degli studenti delle classi popolari.
Il Fronte della Gioventù Comunista lancia un appello a tutti gli studenti, collettivi e coordinamenti per aderire alla mobilitazione nazionale studentesca del 29 di gennaio. Mobilitiamoci contro la mancanza di sicurezza nelle scuole, contro la mancanza di diritti in DAD, contro la scuola di classe. Diamo sostegno reale alle lotte dei lavoratori, alle rivendicazioni che avanzano per lo sciopero generale, per la reale tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro attraverso dei nuovi protocolli di sicurezza, per l’abrogazione dei decreti-sicurezza che criminalizzano le lotte sociali e sindacali. Ricostruiamo un legame solido tra le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori, a partire dalla consapevolezza che solo attraverso un nuovo ciclo di lotte che metta in moto un forte movimento operaio anche le rivendicazioni degli studenti delle classi popolari troveranno la forza per imporre nuove conquiste. Con lavoratori e studenti uniti nella lotta rinsaldiamo l’unità e la solidarietà di classe. Scendiamo in piazza a riprenderci il nostro futuro con la lotta e facciamo pagare la crisi ai padroni.
In ogni città italiana costruiamo una giornata di sciopero studentesco: usiamo gli strumenti di lotta a nostra disposizione, dalle manifestazioni in piazza allo sciopero delle lezioni online, per portare avanti le lotte di questo autunno. I fatti hanno dato ragione alle nostre rivendicazioni già a ottobre: con le classi pollaio e i trasporti sovraffollati non si può tornare a scuola in sicurezza. Non saranno i doppi turni a risolvere le contraddizioni classiste più profonde dell’istruzione pubblica italiana. Mobilitiamoci il 29 di gennaio nella giornata dello sciopero dei lavoratori: la lotta degli studenti è la lotta dei lavoratori e viceversa.
IN DAD SENZA MEZZI? A SCUOLA SENZA SICUREZZA? NO, IN PIAZZA A RIPRENDERCI IL FUTURO!