BOICOTTARE I CONTRIBUTI SCOLASTICI: PARTE IN TUTTA ITALIA LA CAMPAGNA DELLA GIOVENTÙ COMUNISTA
I contributi che le scuole chiedono ogni anno agli studenti e alle loro famiglie sono ormai un dato strutturale del nostro sistema scolastico, una vera e propria tassa mascherata e “volontaria” solo di nome, spesso imposta attraverso minacce ed intimidazioni. Nonostante ciò, nella “Buona Scuola” di Renzi si continua ad equiparare i contributi scolastici alle generiche “donazioni” erogate alle scuole da soggetti privati, con la precisa volontà di non affrontare questo problema. La verità è che il contributo scolastico in questi anni è stato la leva per imporre tagli sempre maggiori all’istruzione pubblica, che veniva ridotta in ginocchio mentre le famiglie sono state costrette a finanziarla sempre più di tasca propria. Dal 2008 ad oggi sono stati tagliati oltre 20 miliardi di euro alle scuole, e il Governo Renzi non ha portato nessuna inversione di rotta (con la legge di stabilità sono stati tagliati altri 660 milioni all’istruzione). Come conseguenza dei tagli scellerati imposti alla scuola, i contributi sono aumentati del 200% in dieci anni, e oggi ammontano in media a 150 euro. In nome della “autonomia scolastica” (che in realtà significa il disimpegno dello Stato dalla gestione delle scuole pubbliche), le scuole cercano sempre più di “istituzionalizzare” il contributo, legandolo all’iscrizione a determinati indirizzi di studio o vincolando l’accesso a determinate attività formative al pagamento di questa somma. Tutto questo avviene nell’assoluto silenzio complice dei governi che si susseguono.
Il contributo scolastico è stato la leva per imporre tagli sempre maggiori all’istruzione, sostituendo progressivamente le famiglie allo Stato nell’onere di finanziare la scuola pubblica mentre si faceva passare il messaggio che non farlo sarebbe andato a svantaggio dei propri figli. Tirando le somme, è stato proprio il pagare assiduamente i contributi senza mai fare domande a produrre i danni maggiori, visto che oggi si assiste alla totale insufficienza dei fondi statali nel sostenere anche le sole spese ordinarie. L’espressione “truffa dei contributi”, usata da alcune organizzazioni studentesche, è fuorviante perché induce a puntare il dito contro le scuole “colpevoli” di richiedere i contributi tacendo sulla non obbligatorietà, piuttosto che contro i governi che proprio grazie al contributo hanno potuto tagliare indiscriminatamente sulla scuola. Una posizione comoda, che assolve i reali responsabili e si limita a guardare l’albero, non vedendo la foresta. Limitarsi a ribadire la natura volontaria del contributo, magari invitando chi può a “pagarlo, perché le scuole ne hanno effettivamente bisogno”, o anche il miraggio della partecipazione degli studenti alla gestione dei fondi provenienti dai contributi delle famiglie (il c.d. “bilancio partecipato”), sono posizioni assolutamente arretrate e insufficienti dinanzi a ciò che sta avvenendo.
Quello che oggi è necessario, al contrario, è organizzare il rilancio dell’offensiva attraverso una battaglia politica organizzata a livello nazionale. Questa battaglia può essere solamente l’organizzazione di un boicottaggio dei contributi scolastici su larga scala, che riesca ad inchiodare il Governo alle sue responsabilità, imponendo l’abolizione dei contributi scolastici e il ritorno alla piena copertura dei costi dell’istruzione attraverso i finanziamenti statali. È necessario svelare il ricatto che si cela dietro l’idea di pagare i contributi nell’interesse immediato della propria scuola, che al contrario è il modo migliore per continuare a sostenere lo smantellamento della scuola pubblica e, in ultima analisi, uscirne tutti sconfitti. Non pagare il contributo scolastico significa urlare a gran voce che non saremo più noi a tenere in piedi la scuola pubblica mentre i soldi pubblici vengono regalati alle scuole private, alle banche o utilizzati per le spese militari. I disagi che inizialmente il boicottaggio provocherà alle singole scuole non bastano a condannare quella che è una protesta di ben più ampio respiro: in ballo c’è il diritto all’istruzione che mai come oggi è seriamente messo in discussione e compromesso per le future generazioni, e non solo la possibilità delle scuole di poter fare fotocopie o fornire una copertura assicurativa. Non pagare il contributo scolastico significa schierarsi in difesa di una scuola pubblica che sia gratuita e di un diritto allo studio sempre più minacciato dalla scuola di classe che questo sistema sta costruendo.
Difendi la scuola pubblica, boicotta il contributo!
Per saperne di più, consulta il manuale di analisi a cura della Commissione Scuola del FGC: http://issuu.com/senzatregua/docs/fgc_-_manuale_di_analisi_sul_contri