Studenti in piazza a Roma contro gli “Stati Generali dell’Alternanza”. «Queste finte tutele sono una presa in giro»
Gli studenti tornano in piazza per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro: con un corteo diretto al Ministero dell’Istruzione a Roma, centinaia di giovani si sono mobilitati in occasione degli “Stati Generali dell’Alternanza”, un appuntamento promosso dal Miur il 16 dicembre per presentare la “Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti” e un sito sull’alternanza scuola-lavoro in cui si potranno segnalare problemi e abusi. Un teatrino di retorica, secondo gli studenti, che puntano il dito contro le finte tutele introdotte dal Ministro Fedeli. A promuovere la manifestazione di piazza i militanti del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che denunciano lo sfruttamento in alternanza fin dalla sua introduzione.
«Gli Stati Generali dell’Alternanza sono l’ennesima pagliacciata per legittimare lo sfruttamento degli studenti» dichiara Alessandro Fiorucci, responsabile scuola del FGC «Dietro la scusa di migliorare la qualità dei progetti di scuola-lavoro, il Ministero inganna gli studenti spacciando l’alternanza come un idea virtuosa talvolta applicata male. Dopo aver consegnato la scuola italiana nelle mani delle banche e delle grandi imprese, il Governo si riscopre attento alle condizioni degli studenti. La verità è che per due anni la “Carta dei Diritti” è rimasta avvolta nel mistero, per poi rivelarsi carta straccia utile solo come spot a fine legislatura. Vogliamo svelare il vero volto dell’alternanza, che quotidianamente gli studenti vivono sulla loro pelle: una realtà di sfruttamento del lavoro non pagato, di educazione a un futuro senza diritti e dequalificazione della didattica in nome de profitti delle singole aziende»
«Non chiediamo qualche aggiustamento e maggiore attenzione, lottiamo per una scuola radicalmente diversa» conclude Fiorucci «Oggi siamo in piazza per rivendicare un’istruzione di qualità per tutti, perché la scuola di classe voluta dai padroni non è in grado di garantirci altro che un futuro di sfruttamento. Non daremo tregua a chi ci vorrebbe con la testa chinata»