STRAGE DI CALENZANO: IL PROFITTO DEI PADRONI SULLA PELLE DEI LAVORATORI. Comunicato della Segreteria Nazionale del FGC
1. Alle 10.22 di lunedì mattina, una “perdita” ingente di combustibile nel corso del carico di un’autocisterna nella raffineria ENI di Calenzano (FI) causa un’esplosione che, fino a questo momento, ha provocato la morte di cinque lavoratori e decine di feriti – di cui tre ancora in pericolo di vita. Ai familiari delle vittime e dei feriti va tutta il nostro cordoglio e vicinanza. Stiamo parlando di una delle peggiori stragi operaie degli ultimi tempi, la quale in potenza poteva causare decine di morti. Nelle ore immediatamente successive alla deflagrazione la Protezione Civile indicava di allontanarsi dalla zona colpita e, in raggio di 5 km, di stare il più possibile al chiuso evitando l’inalazione di fumi tossici. Indicazione puntualmente disattesa dalle direzioni aziendali del territorio che, a distanza di pochi minuti dall’accaduto, dicevano ai lavoratori di tornare ai propri posti, esponendoli a rischi reali per la loro salute.
2. Non si tratta di una tragica fatalità né di un incidente, bensì di una strage preannunciata. Erano state diverse, infatti, le segnalazioni di uno degli autotrasportatori morti – Vincenzo Martinelli – ai responsabili della sicurezza in azienda circa le “continue anomalie sulla base di carico delle cisterne”. Questo fattore attesta ancora di più che esistono delle responsabilità, a partire dalle direzioni aziendali delle imprese coinvolte – ENI in primis – che nulla hanno fatto per scongiurare questo massacro, a maggior ragione in lavorazioni critiche come quelle che coinvolgono materiale facilmente infiammabile. Tutto ciò accade perché rientra nei criteri del “massima resa, minima spesa”, dove il risparmio per il profitto viene anteposto alla salute e alla sicurezza de lavoratori.
3. A distanza di poche ore, il governo Meloni conferma il suo “interessamento” circa la questione dei morti sul lavoro in maniera lampante: per mano di Salvini, infatti, fa precettare lo sciopero generale indetto per venerdì da USB, nel settore dei trasporti. La natura di questo governo, tra i più conseguenti nel sostenere gli interessi delle imprese e dei monopoli, si mostra da una parte nel piangere ipocritamente lacrime di coccodrillo quando si verificano massacri come quello di Calenzano, dall’altra nell’attaccare frontalmente il diritto di sciopero e nel favorire i padroni riducendo e rendendo meno efficaci i controlli, favorendo, attraverso leggi e contratti peggiorativi, ritmi di lavoro maggiori e condizioni sempre più precarie, che contribuiscono alla crescita di rischi e infortuni sul posto di lavoro. Sono gli stessi che gridano scandalizzati quando Landini – non certo un rivoluzionario – parla di rivolta sociale: ebbene crediamo che di fronte a quello che sta accadendo in questo paese, invece, una rivolta SOCIALE sia proprio quello che serve.
4. La risposta delle organizzazioni sindacali non può essere limitata a 4 ore di sciopero. Nel giro di poco più di un anno in Italia si sono verificate almeno quattro stragi sul lavoro, a Brandizzo, Casteldaccia, Suviana e, a inizio anno, proprio a Firenze con cinque operai morti nel crollo di un cantiere Esselunga. Non siamo di fronte a casi isolati, bensì ad un susseguirsi di massacri operai sempre più gravi. Solo nei primi dieci mesi del 2024, parliamo di 890 denunce di morti sul lavoro (+2,5%), con quasi mezzo milione di denunce di infortunio (+0.4% annuo); numeri che rappresentano in maniera plastica la guerra che i padroni, per il profitto, conducono sulla pelle dei lavoratori. Nelle condizioni date, serve che le organizzazioni dei lavoratori diano un segnale forte, affinché non diventi sempre più “normale” assistere a queste stragi.
5. La gioventù comunista è in prima fila per sostenere non solo i familiari delle vittime, ma anche per promuovere, nei luoghi di lavoro, la battaglia per la priorità della tutela della salute e delle vite dei lavoratori, contro gli appetiti di profitto dei padroni. Come accaduto per Brandizzo e per le altre morti sul lavoro, continueremo la nostra battaglia affinché non cali il silenzio sulla strage in corso e per far sì che i lavoratori si organizzino per mettere in primo piano i loro interessi. Interessi che potranno essere tutelati veramente solo gettando nella pattumiera della storia questo sistema marcio, alimentato da guerra, miserie e sfruttamento. O le nostre vite, o i loro profitti!