SCUOLA. NUOVO MINISTRO CONFERMA VECCHI PROGETTI, LA LOTTA UNICA STRADA PER CAMBIARE
Dal nuovo governo, in carica da soli dieci giorni, giungono già segnali inequivocabili su quello che sarà l’indirizzo politico in materia di scuola e università. Il nuovo Ministro dell’Istruzione è Stefania Giannini, esponente di Scelta Civica già nota agli studenti per le sue dichiarazioni in favore del prestito d’onore.
È di pochi giorni fa la dichiarazione del ministro Giannini secondo la quale “le scuole private e quelle statali dovrebbero avere eguali diritti”, affermazione che ha accompagnato lo sblocco dei fondi regionali alle scuole paritarie per un totale di 223 milioni di euro, da sommare ai 260 milioni di euro già previsti per l’anno scolastico in corso. A ciò si aggiunge il progetto di legge depositato in Parlamento, che sembra in parte l’ennesima riedizione del famoso “pdl Aprea”. Si parla di nuovo di sostituire il Consiglio di Istituto delle scuole con un “Consiglio dell’Autonomia” che vedrà fra i propri membri esponenti delle “realtà economiche e produttive”, vale a dire rappresentanti di aziende private, che solo formalmente non avranno diritto di voto circa le decisioni del Consiglio. Se si pensa che i continui tagli alla scuola pubblica hanno ridotto la scuola in ginocchio e che in nome della “autonomia” si spingono gli istituti verso la richiesta di finanziamenti esterni, è facile immaginare che laddove i finanziamenti giungano da aziende private queste non avranno bisogno del voto per piegare alla propria volontà le decisioni del Consiglio di Istituto (o “dell’Autonomia”).
Tutto ciò avviene in perfetta continuità con le politiche di questi anni, fatte di tagli barbari ai fondi destinati all’istruzione pubblica e finanziamenti agli istituti privati, privatizzazioni evidenti soprattutto nelle università, smantellamento di qualsiasi retaggio di una istruzione sociale e di massa in nome di una logica di mercato introdotta forzatamente nelle scuole. A completare il quadro c’è la preoccupazione espressa dalla Giannini sulla situazione delle scuole private nel nostro paese, che “negli ultimi cinque anni hanno perso un iscritto su cinque” – probabilmente perché sempre meno famiglie possono permettersi di sostenerne i costi. Un atteggiamento che lascia esterrefatti se si pensa che in Italia più del 20% degli studenti abbandona gli studi per regalarsi al lavoro nero e a un futuro senza diritti, o che nella scuola pubblica le “classi-pollaio” e la fatiscenza dell’edilizia scolastica sono la norma. Una dichiarazione che ha quasi del grottesco, e che misura l’enorme scollamento dalla realtà che è proprio di una politica compromessa con il grande capitale e con i monopoli della finanza e dell’industria che negli ultimi anni hanno imposto le misure di austerità.
«Il nuovo governo si è inserito nel solco delle politiche di dismissione di scuola e università pubbliche già tracciato dai precedenti governi – questo il commento di Paolo Spena, Resp. Scuola e Università del FGC – i vecchi programmi si nascondono dietro facce nuove che sono una boccata d’ossigeno per una politica sempre più compromessa, ma ogni giorno si fa strada una nuova consapevolezza. Chiunque oggi sostenga il diritto a un’istruzione che sia pubblica, gratuita e capace di garantire un futuro stabile, presto o tardi si trova a fare i conti con la realtà: il capitalismo punta nella direzione opposta in nome del profitto, e tutte le illusioni che fanno sperare in una politica che da sola voglia o possa invertire la rotta sono destinate a cadere. Non ci resta che organizzare la lotta contro questo sistema, e oggi più che mai è l’evidenza dei fatti a imporcela come unica strada praticabile.»