Contratti a termine da 36 a 24 mesi. Lang (FGC): «Misura da spot elettorale del PD, giovani lavoratori non abbassino la guardia»

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In questi giorni è sotto esame della commissione Bilancio alla Camera una proposta del PD di modifica del decreto Poletti – varato dal governo Renzi nel 2013 e approvato con ampia maggioranza ed il voto favorevole del PD –  che abbasserebbe il limite di durata dei contratti a termine da 36 a 24 mesi. A presentare in commissione l’emendamento alla legge di bilancio è la responsabile lavoro del PD Chiara Gribaudo, che ha dichiarato: “il nostro faro è l’occupazione stabile”.

A smorzare i toni trionfalistici è la dura condanna del Fronte della Gioventù Comunista (FGC):  «il PD, con una incredibile faccia tosta, presenta questa modifica come una correzione di rotta e una misura di contrasto alla precarietà – afferma Lorenzo Lang, segretario nazionale FGC – ma questo abbassamento della durata massima dei contratti a termine non scalfisce nemmeno minimamente l’effetto delle misure di precarizzazione del lavoro targate PD degli ultimi anni, a partire dallo stesso decreto Poletti e ovviamente il Jobs Act, per arrivare alle manovre sul lavoro della legge di bilancio 2018. L’unico effetto sarà avvicinare il ritorno alla disoccupazione di 12 mesi, accorciando i cicli di assunzione e aumentando il turnover delle centinaia di migliaia di lavoratori, in gran parte giovani, che vengono continuamente assunti e mandati a casa alla fine del ciclo di rinnovi del contratto a termine.»

Nient’altro che «una manovra da spot elettorale» in vista delle prossime Elezioni politiche del 2018, quindi, secondo la gioventù comunista, «con la quale il PD – prosegue Lang – cerca di recuperare consensi tra i giovani lavoratori precari e disoccupati, quegli stessi giovani che ha condannato ad un futuro di sempre più incertezza e sfruttamento. Una mossa che al PD serve anche a limitare la perdita di consenso e voti a favore delle nuove forze e coalizioni nate “alla sua sinistra”, con il decisivo contributo di suoi ex dirigenti altrettanto responsabili delle politiche di precarizzazione e attacco ai diritti dei lavoratori. Con queste forze, in particolare Liberi e Uniti, il PD dovrà competere in una guerra a chi fa più promesse elettorali, diffondendo illusioni e avanzando proposte di carattere riformista dalle quali i giovani lavoratori non devono farsi ingannare».

Il FGC mette in guardia la gioventù lavoratrice anche su altre novità della legge di bilancio 2018, in cui è prevista una manovra sul lavoro giovanile che concede un’agevolazione del 50% sulla parte contributiva delle tasse alle aziende che assumono con il nuovo contratto a tutele crescenti del Jobs Act. «La spacciano per un incentivo al “lavoro stabile”, peccato che di stabile in questo contratto ci sia ben poco e che questo “sconto” ai padroni vale solo per un massimo di 3000 euro annui di tasse. Basta un rapido calcolo per capire che questo significa favorire un’occupazione con stipendi netti da miseria di 750-800 euro al mese. Lavoratori a basso costo e facili da licenziare: sarebbe questa la “stabilità” che vuole introdurre il PD?».

«Il PD – conclude Lang – rappresenta il principale referente politico degli interessi dei grandi banchieri e capitalisti nel nostro paese. La campagna elettorale è iniziata, e con politiche spot e dati statistici parziali, il PD racconta la favola di un rilancio dell’occupazione e di una ripresa economica che in realtà esiste soltanto per i padroni ed è costruita sulla pelle dei lavoratori. Daremo il massimo impegno affinchè la gioventù delle classi popolari non cada nell’inganno, affinchè nessun giovane lavoratore nutra alcuna speranza nei confronti di questo sistema marcio e delle forze politiche che lo difendono, comprese quelle formatesi attorno a ex dirigenti del PD che ora cercano di cancellare le proprie responsabilità accreditandosi come la “vera sinistra”».

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