CONTRIBUTO SCOLASTICO: IL FGC CHIAMA GLI STUDENTI A BOICOTTARLO IN MASSA

Anche quest’anno alle famiglie italiane verrà chiesto di pagare il contributo volontario alle scuole dei propri figli. A vent’anni dalla sua introduzione, questa forma di finanziamento, inizialmente finalizzata a coprire i costi delle attività extracurricolari, è di fatto una vera e propria tassa mascherata, spesso imposta alle famiglie con intimidazioni e minacce.

Anche nella Legge 107 (la cosiddetta “Buona Scuola” di Renzi e Giannini) viene ribadito che il contributo è una “donazione” fatta dalle famiglie per ampliare l’offerta formativa ma la funzione che il contributo ha assunto in questi anni e che oggi ha è ben diversa.

Dal 2008 a oggi, seguendo le direttive dell’Unione Europea, sono stati tagliati complessivamente quasi 22 miliardi di euro all’istruzione. Soldi che sono stati usati per salvare banche, dare incentivi e prestiti a grandi imprese, e aumentare le spese militari. Nel frattempo, i contributi richiesti alle famiglie sono aumentati del 200%, diventando di fatto la principale fonte di sostentamento per le scuole. Dai 40-50 € alla fine degli anni ’90, la cifra richiesta in media dalle scuole è salita sopra i 150, con picchi di oltre 200 €. In altre parole, il contributo volontario è stata la principale leva utilizzata dai governi per imporre tagli sempre più consistenti all’istruzione, scaricando sulle famiglie il peso di queste misure scellerate che si sono susseguite negli anni e che hanno ridotto in ginocchio la scuola, portando al paradosso che oggi in Italia le famiglie pagano la scuola due volte: con la fiscalità generale e con il contributo. Non solo: nel quadro di un progressivo disimpegno dello Stato nel finanziare l’istruzione, la legge 107 ha perfino concesso alle imprese la possibilità di finanziare direttamente i singoli istituti grazie allo School Bonus, dandogli in questo modo un enorme potere di ricatto nei confronti delle scuole, cui potranno imporre una didattica totalmente asservita ai loro interessi in cambio dei finanziamenti.

Per anni siamo stati abituati all’idea di dover finanziare di tasca nostra la scuola pubblica, in barba al principio di gratuità dell’istruzione, ormai vero solo sulla carta. In realtà, continuando a versare i contributi non si aiuta affatto la propria scuola, ma anzi si continua ad alimentare quel meccanismo che sta portando alla dismissione dell’istruzione pubblica per come l’abbiamo conosciuta.

Non è sufficiente battersi contro l’imposizione di questa quota, chiedendo che ne venga specificata la natura volontaria, oppure rivendicando maggiore trasparenza nell’utilizzo dei fondi versati dalle famiglie. Queste posizioni arretrate, anziché intervenire sul problema nel suo complesso, assolvono i governi dalle loro responsabilità, puntando il dito contro le singole scuole che più insistentemente pretendono il versamento del contributo. Oggi l’unico modo per combattere questo meccanismo è non pagare il contributo, diffondendo la protesta ed il boicottaggio in tutte le scuole d’Italia in modo da costringere il Ministero dell’Istruzione ad assumersi una volta per tutte le proprie responsabilità ed imporre l’abolizione del contributo volontario: lo Stato deve assicurare la copertura totale dei costi dell’istruzione, senza ulteriori oneri per le famiglie.

Boicottare il contributo significa rompere il ricatto di questa tassa mascherata, rivendicando un’educazione realmente gratuita e accessibile a tutti. Boicottare il contributo significa difendere la scuola pubblica e rilanciare l’offensiva contro la scuola di classe.

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