FGC: IN PIAZZA CON GLI STUDENTI NELLE MOBILITAZIONI CONTRO LA “BUONA SCUOLA”

Il 27 febbraio il Governo Renzi darà ufficialmente il via ai procedimenti di attuazione della riforma della scuola, depositando un decreto legge e un disegno di legge delega. L’intenzione dichiarata è quella di farla entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico. La “Buona Scuola” di Renzi rappresenta l’ultima tappa di un progetto iniziato decenni fa, condotto al ritmo di una riforma a governo. Renzi avanza rivendicando una “consultazione” con il mondo della scuola condotta lo scorso autunno, che in realtà ha coinvolto una parte minima del mondo della scuola (e degli studenti, quasi per nulla considerati) e si è dimostrata priva di qualsiasi fondamento democratico.

La “Buona Scuola”, dietro la maschera di questa finta consultazione inscenata per l’occasione, è l’ennesimo colpo dato all’istruzione pubblica, una vera e propria privatizzazione mascherata delle scuole statali, a tutto vantaggio delle imprese private. Scuole pubbliche trasformate in scuole-aziende, finanziate non più dallo Stato ma “autonome”,  cioè guidate da un “Preside-manager” che avrà il compito di attirare nel “suo” istituto i finanziamenti privati. Una riforma che parte dal presupposto che i finanziamenti statali non basteranno mai, mentre si tace sulla responsabilità politica di un Governo che continua a regalare milioni alle scuole private. Poco più di 30 milioni investiti per il diritto allo studio e contro la dispersione scolastica, dinanzi a quasi 500 milioni di finanziamenti alle scuole private; 700 milioni all’edilizia scolastica, una miseria che non basterà a rimettere in sicurezza scuole in cui i crolli sono all’ordine del giorno, dinanzi a 9 miliardi di euro per l’acquisto degli F-35. Ogni anno 100 miliardi di soli interessi sul debito  pubblico vengono regalati alle grandi banche europee. Queste sono le cifre che il Governo nasconde, mentre afferma che i soldi “non ci sono” e che la scuola pubblica deve essere affidata nelle mani del capitale privato. Le imprese private finanzieranno le “buone scuole” di Renzi, potendo così rivendicare una didattica del tutto asservita ai propri interessi. Questa privatizzazione di fatto viene definita dal Governo un “investimento” di tutto il territorio sulla scuola, che non può essere più un peso per il governo. Nulla si dice sui contributi scolastici che ogni anno le famiglie sono costrette a pagare per tenere in piedi le scuole, e che oggi sono la vera fonte di finanziamento delle scuole statali.

Le poche briciole rimaste di finanziamenti statali, dopo più di 20 miliardi di tagli cumulati dal 2008, saranno ripartite alle scuole che risulteranno “migliori” nelle valutazioni del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV). Si applicherà una logica di premialità che in realtà “punisce” le scuole che avrebbero bisogno di aiuto, acuendo il divario fra scuole “di serie A” e “di serie B”. Un divario che non tarderà a tradursi in vere e proprie barriere economiche nell’accesso alle scuole “d’elite”. In questo quadro va letta la proposta, inserita nel “pacchetto studenti” (un insieme di misure accessorie a quelle della Buona Scuola), del cosiddetto “curriculum studentesco”, cioè la possibilità per gli studenti di scegliere tra una serie di insegnamenti diversificati messi a disposizione dalla loro scuola. Una misura che solo in apparenza va a vantaggio degli studenti, ma che in realtà dipende dalla possibilità della singola scuola di poter offrire un determinato insegnamento: gli istituti “di serie A” potranno iniziare a offrire insegnamenti specializzati, di qualità molto più elevata rispetto agli insegnamenti proposti dalle scuole “di serie B”. Con il curriculum studentesco il diploma preso in una prestigiosa scuola del centro, in grado di offrire insegnamenti altamente qualificati, di fatto non sarà più uguale a quello delle “scuole-pollaio” dei quartieri di periferia: nulla di diverso dalla vecchia proposta di abolizione del titolo di studio, che il Governo cerca di attuare per vie traverse!

Ma è soprattutto sugli istituti tecnici e professionali che prende forma il vero progetto che sta dietro la Buona Scuola, e balza agli occhi la volontà di asservire la scuola statale agli interessi delle imprese. Si parla di un Piano sull’Alternanza Scuola-Lavoro (attuabile anche nei licei), che a parole servirebbe a combattere la disoccupazione, svolgendo una parte della formazione direttamente sui luoghi di lavoro. Già si delineava, però, nello stesso testo della “Buona Scuola” dello scorso 3 settembre, l’idea di una corrispondenza biunivoca fra la scuola e la singola impresa che la finanzia. In altre parole, le industrie e le imprese investiranno sulla scuola fornendo finanziamenti, in cambio di ore di formazione-lavoro per gli studenti direttamente sul luogo di lavoro e di una didattica completamente asservita ai loro interessi. “Non si parlerà più di alternanza, ma di formazione congiunta tra la classe e il luogo di lavoro, tra la scuola e l’impresa”, si leggeva nel testo del 3 settembre. È quello che sta già avvenendo in decine di scuole che hanno stipulato un accordo con l’ENEL: studenti assunti con contratti di apprendistato a partire dal quarto anno di scuola, che riceveranno una formazione settorializzata e indirizzata verso ciò che l’azienda richiede. In questo progetto non c’è nulla a favore degli studenti: al contrario intere scuole statali si trasformeranno nel corso di formazione professionale per una singola azienda (che così risparmierà sulla formazione dei propri dipendenti),  e gli studenti riceveranno un’istruzione estremamente parcellizzata, addirittura proiettata su singole aziende, che certo non può garantire un futuro stabile nel mondo del lavoro “flessibile” del Jobs Act, ma al contrario condannerà migliaia di giovani ad essere spremuti per qualche anno nelle aziende, per poi essere sostituiti da nuova manodopera. Il modello ENEL è un caso apripista, che sarà ripreso dalle grandi aziende italiane: ci saranno scuole targate FIAT, ENI, Coca Cola… è questa la buona scuola?

La posta in gioco è alta, e sul futuro di migliaia di giovani incombe l’incubo della precarietà. Quella che il Governo Renzi sta costruendo, obbedendo ai dettami della Troika, dei monopoli europei che chiedono maggiore “competitività” alla scuola italiana, è una vera e propria scuola di classe, non più accessibile a tutti, e completamente asservita alle richieste del mercato. Mentre il governo consegna le scuole statali ai privati, il 31,9% degli studenti non termina gli studi, abbandonando la scuola prima del diploma. Un giovane su quattro non studia e non lavora. Sempre più giovani scelgono dove studiare in base alla condizione economica della propria famiglia, alla possibilità di pagare i trasporti, i libri di testo (che costano il doppio in un liceo classico rispetto ad un professionale), o di poter sostenere in futuro la spesa dell’università. È evidente oggi più che mai che questo sistema non è in grado di assicurare neanche il più basilare diritto allo studio, tantomeno di garantire a tutti un’istruzione realmente di qualità.

L’accelerazione del Governo sulla riforma della scuola impone il rapido superamento della “ritualità” delle proteste autunnali, uno dei grandi limiti del movimento studentesco nel nostro paese.  La “Buona Scuola” di Renzi è un attacco enorme alla scuola pubblica e alla gioventù del nostro paese, che deve essere bloccato a ogni costo e dinanzi al quale non si può giungere impreparati. L’arretratezza del movimento studentesco e delle strutture esistenti si manifesta nella frammentazione della protesta in due date separate, quelle del 27 febbraio e del 12 marzo. Come Fronte della Gioventù Comunista parteciperemo alle proteste contro la riforma, coscienti della necessità di un’unità reale di un movimento studentesco a partire dalle rivendicazioni politiche: la piena gratuità dell’istruzione pubblica, dai trasporti ai libri di testo; un piano di investimenti per garantire un’istruzione omogenea e di qualità in tutte le scuole, contro la logica dei finanziamenti differenziati e del curriculum studentesco; l’abolizione dei contributi scolastici in accordo al principio di gratuità dell’istruzione; una riqualificazione dell’istruzione professionale che non può essere intesa come formazione per una singola azienda; una riqualificazione urgente dell’edilizia scolastica. La protesta non può essere lasciata ai soli licei, come troppo spesso accade: è necessario riportare in prima linea gli istituti tecnici e professionali, i più colpiti da questa riforma. Il più grande limite da superare è l’illusione che il cambiamento sia possibile all’interno di questo sistema, che sedersi al tavolo per contrattare possa portare risultati. Al contrario, oggi rovesciare quel tavolo è un passaggio obbligato per conquistare un’istruzione realmente di massa e accessibile a tutti, che possa garantirci un futuro.

Materiale di analisi su Buona Scuola e “pacchetto studenti”:

1) “Buona Scuola, cosa c’è dietro?”, opuscolo per studenti medi. à http://issuu.com/senzatregua/docs/manuale_buona_scuola_web/1

2) Analisi dettagliata sulla Buona Scuola à http://issuu.com/senzatregua/docs/analisi_la_buona_scuola

3) Valutazione insegnanti e curriculum dello studente: cosa c’è dietro il “pacchetto studenti”? à http://www.senzatregua.it/?p=1634

 

 

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