ILVA: NO AL DECRETO MONTI. L’ILVA AGLI OPERAI E RISANAMENTO AMBIENTALE.

 La produzione industriale è conciliabile con la protezione dell’ambiente e della salute di lavoratori e cittadini. Il profitto economico non lo è. Perché se l’imperativo è fare profitto, e per farlo è necessario abbassare i costi di produzione, devastazione ambientale, incidenti e morti sul lavoro sono la regola. Se a questo aggiungiamo una classe politica serva degli interessi padronali, come quella italiana, che è pronta a privatizzare una società mantenendo allo Stato i debiti, senza vincolare in alcun modo la proprietà al risanamento ambientale, ecco che il quadro è completo. Con il decreto legge emanato dal governo Monti non si fa altro che prendere tempo sulle spalle della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Noi ci associamo alla richiesta dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, che chiedono la salvaguardia dell’occupazione e interventi per la bonifica subito, e non siamo disponibili ad accettare che ancora una volta quello che viene salvato non è la produzione, l’occupazione, la salute, ma il profitto della famiglia Riva, a scapito della salute e della sicurezza di lavoratori e cittadini.

L’unico modo per salvare lavoro e l’ambiente è un esproprio dell’Ilva da parte dello Stato che metta nelle mani dei lavoratori e dei cittadini di Taranto il controllo effettivo del processo di risanamento ambientale, altrimenti destinato a restare sulla carta come in questi ultimi venti anni. Sappiamo bene che questo governo non potrà mai emanare un provvedimento del genere, anche se la Costituzione lo prevede, perché incompatibile con gli assunti economici di fondo che sono alla base dell’Unione Europea. E così un decreto legge si limita a rimandare, a chiedere quello che doveva essere già fatto, a prevedere penali ridicole, con minacce che sanno di armi spuntate, garantendo alla dirigenza dell’Ilva di poter continuare a fare profitto in questi mesi, continuando ad avvelenare i lavoratori ed un’intera città. Ancora una volta si manifesta l’inconsistenza sindacale di chi parla di vittoria di fronte a questo decreto, illudendo i lavoratori, tentando di privarli di una visione complessiva che sempre con maggior forza emerge. Ancora una volta la politica, centrosinistra in testa, manifesta la sua sottomissione agli interessi dei poteri forti.

Il Fronte della Gioventù Comunista si schiera apertamente contro questo provvedimento. La nostra parola d’ordine è e resta nazionalizzazione dell’Ilva, esproprio dei capitali ottenuti in questi anni dai Riva sulla pelle degli abitanti di Taranto, a parziale risarcimento del danno causato, da impiegare per la bonifica e risanamento ambientale, assegnazione dell’Ilva ai lavoratori. Vediamo giustamente emergere tra lavoratori e cittadini di Taranto la volontà di essere padroni del proprio futuro, di non accettare più mediazioni, che si rivelano supine agli interessi padronali. La loro lotta è la nostra lotta.

Il Fronte ribadisce il suo sostegno alla lotta dei lavoratori di Taranto e di tutto il gruppo Ilva, così come agli abitanti di Taranto colpiti dal danno ambientale prodotto. Molto spesso, è bene ricordarlo, si tratta delle stesse famiglie dei lavoratori dell’Ilva. Invitiamo tutti a continuare a mantenere ben chiaro questo collegamento, evitando qualsiasi ragionamento che metta in conflitto lavoro e produzione con esigenze ambientali, nuova versione di lotta tra poveri che va necessariamente evitata. Il conflitto esiste tra profitto e lavoro, tra profitto ed ambiente, non tra lavoratori e cittadini, tra produzione ed ambiente. Risanamento, occupazione, salute devono marciare di pari passo, non c’è più posto per il profitto privato. Questa non è semplice lotta per la difesa ambientale, o lotta per la difesa del lavoro: questa è lotta di classe.

2 Responses to ILVA: NO AL DECRETO MONTI. L’ILVA AGLI OPERAI E RISANAMENTO AMBIENTALE.

  1. Dario Ortolano scrive:

    Complimenti per la chiarezza e la incisività espositiva con cui mettete in luce il nesso profondo fra lotta per il lavoro e la tutela dell’ambiente e della salute come componenti della lotta di classe dei lavoratori contro gli interessi della classe dominante e del ceto politico ad essa asservito.

  2. Boumediene scrive:

    Sì, d’accordissimo in via di principio: Espropriazione coatta e nazionalizzazione dell’ILVA.
    Ma, in attesa, che almeno la produzione riparta. Ne va del lavoro e della dignità di migliaia di famiglie operaie, ma anche della sovranità nazionale (l’acciaio, il cemento e l’elettricità sono i pilastri dell’industria industrializzante del sistema Socialista).
    Detto questo, aggiungerei, alle legittime all’indirizzo della famiglia RIVA, altrettanto motivate critiche alla condotta dissennata della procura. Facile, troppo facile, fare i paladini dell’ambiente e della saluta con 6.000 euro di stipendio al mese!…

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