MILANO. STUDENTI IN PROTESTA AL LICEO CREMONA. FGC: «INACCETTABILE IMPOSIZIONE CONTRIBUTO SCOLASTICO»

Email a tutte le famiglie: «”lista nera”, niente laboratori per chi non paga». Ma gli studenti non ci stanno. Questa mattina gli studenti del Liceo Cremona hanno tenuto un presidio di protesta davanti l’entrata della scuola. “Nessun ricatto agli studenti”, “no al contributo, la scuola deve essere gratuita”: questi gli slogan della protesta, scatenata da una e-mail inviata a tutte le famiglie dalla rappresentante del comitato genitori. Nella mail si invitava con insistenza al pagamento del contributo scolastico di 150 euro, affermando ben poco velatamente che si sarebbe potuti “arrivare ad un’offerta selettiva di servizi sulla base di chi ha pagato e chi no”: in un passaggio successivo della mail si parlava addirittura di “liste nere” per impedire a chi non paga di accedere ai laboratori. L’invio della mail è avvenuto qualche giorno dopo un volantinaggio contro il contributo scolastico organizzato dal Fronte della Gioventù Comunista (FGC), organizzazione che conta diversi militanti all’interno dell’Istituto. Immediata la reazione degli studenti, che hanno dato il via alla protesta, ritenendo le affermazioni riportate un vero e proprio ricatto contrario alla natura di una scuola pubblica. «È sempre più evidente che ci troviamo dinanzi a una vera e propria tassa mascherata da contributo “volontario”» – ha affermato Alessandro Fiorucci, segretario milanese del FGC e studente del Cremona – «anno dopo anno siamo abituati all’idea di dover finanziare di tasca nostra la scuola pubblica, mentre le scuole private ricevono centinaia di milioni di euro dallo Stato. La verità è che dal 2008 i governi hanno tagliato più di 20 miliardi alla scuola pubblica pur di salvare le banche e le grandi imprese, assecondando i dettami della UE. La conseguenza è stata una crescita smisurata dei contributi chiesti sempre più insistentemente alle famiglie, sulle quali è stato scaricato il costo di questa operazione.» Secondo Fiorucci, «oggi pagare il contributo non significa aiutare la propria scuola, ma rendersi complici della dismissione della scuola pubblica. Non ci stiamo più a sopperire di tasca nostra alla carenza di fondi: il governo deve assumersi le sue responsabilità e intervenire affinché la scuola possa essere realmente gratuita e accessibile a tutti».

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