MOBILITAZIONE NAZIONALE STUDENTESCA. TUTTI IN PIAZZA L’11 OTTOBRE!

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L’11 ottobre gli studenti in tutta Italia daranno vita a una grande mobilitazione nazionale studentesca, scendendo in piazza per una scuola di qualità e accessibile a tutti, contro l’attacco all’istruzione pubblica portato avanti dai governi di destra e centro-sinistra, rispetto al quale il nuovo governo si pone in totale continuità.

L’anno scolastico è iniziato per milioni di studenti sotto l’insegna di nuovi attacchi alla scuola pubblica. L’ultimo “regalo” del Governo Salvini-Di Maio sono le linee guida dell’alternanza scuola-lavoro (ribattezzata in PCTO) che cancellano qualsiasi monte ore massimo di lavoro per gli studenti. Le scuole, o dovremmo dire le scuole-azienda, sono invitate dal Ministero dell’Istruzione ad aumentare le ore dei percorsi ben oltre il minimo obbligatorio fissato. Altro che 200 o 400 ore gratis, d’ora in poi i progetti di alternanza dureranno centinaia di ore in più senza possibilità di opporsi da parte degli studenti!

Lega e Cinque Stelle cambiano il nome, da alternanza a PCTO, ma la sostanza rimane: manodopera gratuita per le aziende, lavoro dequalificante, assenza di diritti sui luoghi di lavoro. I casi di infortuni in alternanza continuano ad aumentare negli ultimi anni e questo non è un caso. Gli orari sempre più lunghi, la mancanza di qualsiasi reale tutela e formazione sui diritti sul lavoro espongono gli studenti a rischi sempre maggiori. Come se non bastasse la preminenza dell’alternanza sulla didattica si fa sempre più sentire. Dall’anno scorso la presentazione di un progetto di alternanza alla maturità diventa obbligatorio: come insegnarci e farci ripetere che il lavoro precario e senza tutele sia una normalità a cui abituarci.

Le nuove linee guida, la deregolamentazione delle ore di alternanza, diventano il colpo di grazia per la scuola pubblica. Al posto di invertire la rotta, il nuovo governo decide di continuare nel tracciato dei precedenti, per rispettare i diktat dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea.

In linea con questo modello sempre più distante dagli interessi degli studenti continua il progetto di polizia e telecamere nelle scuole, battezzato da Salvini “Scuole Sicure”. 2,5 milioni di euro per l’anno scolastico 2018/19 che quest’anno diventano 4,2 milioni con un aumento di quasi il 70%!

Il clima di intimidazione e repressione instaurato nelle scuole non accenna a cambiare: se l’anno scorso i blitz di polizia erano previsti in 15 città quest’anno il ministero dell’Interno prevede una copertura di 100 centri in tutta la penisola. Dalla semplice presenza nei corridoi all’interruzione delle lezioni da parte della polizia il clima si fa asfissiante. La scuola al posto di essere luogo in cui si educa diventa luogo in cui si insegna la repressione sulle spalle degli studenti.

Se la situazione delle scuole è sempre più buia non si può dire di meglio per il diritto allo studio. L’anno scolastico si apre con una stangata per le famiglie: caro libri, materiale scolastico sempre più costoso e aumenti sugli abbonamenti del trasporto pubblico. Le associazioni Codacons e Federconsumatori calcolano un aumento medio tra il 2 e il 4% per il solo acquisto del corredo scolastico. La scuola pubblica diventa sempre meno accessibile a tutti e sempre più classista: le difficoltà economiche costringono ogni anno decine di migliaia di studenti ad abbandonare gli studi rendendo l’Italia uno dei paesi europei con il più alto tasso di abbandono scolastico.

L’alternanza scuola-lavoro, la stretta securitaria in tutto il Paese, l’istruzione sempre meno accessibile economicamente non sono frutto di casualità ma di precise scelte politiche. Queste scelte sono state fatte dai governi che si sono susseguiti, indifferentemente dal colore politico, e si sono caratterizzate per i tagli all’istruzione e per l’introduzione sempre maggiore dei privati nelle scuole. In nome della crisi, della mancanza di fondi e del rispetto delle politiche europee le scuole italiane si ritrovano nella situazione attuale. Proprio per questa mancanza di fondi gli edifici scolastici italiani non rispettano norme di sicurezza minime. Dall’amianto ai controsoffitti che crollano la vita di milioni di studenti e lavoratori della scuola è messa ogni giorno in pericolo.

Ai governi e agli interessi che li muovono sembra non interessare nulla della nostra vita, né tanto meno una scuola che rispecchi le necessità di chi studia. I fondi per le spese militari aumentano e si continuano a salvare banche e a pagare interessi esorbitanti sul debito pubblico. Se per gli studenti la fattura è cara a riscuotere i benefici sono le aziende. La nuova alternanza scuola-lavoro non solo regala loro 1 milione e mezzo di studenti, che lavoreranno gratis, ma cancella ogni limite di orario massimo nei progetti.

Contro i tagli all’istruzione e la nuova maturità gli studenti sono scesi in piazza lo scorso 22 Febbraio in più di 50 piazze in tutto il paese, gridando a gran voce la propria contrarietà al Governo di Salvini e Di Maio.

Il nuovo esecutivo 5Stelle-PD prova in questi giorni a rifarsi una verginità politica rispetto a tutto ciò. Il nuovo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, sostiene che darà le proprie dimissioni senza almeno 2 miliardi di euro alla scuola. Il ministro “dimentica” forse che quando il precedente Governo tagliava 3,9 miliardi di euro all’istruzione lui occupava niente meno che il ruolo di Viceministro. In ogni caso il saldo per gli studenti non potrà che essere negativo.

Il Partito Democratico ha governato negli ultimi anni in nome delle banche e delle grandi imprese, varando le peggiori leggi antipopolari in materia d’istruzione e lavoro. L’alternanza scuola-lavoro è frutto della riforma di Renzi la “Buona scuola”, che costringe ogni anno milioni di studenti al lavoro non pagato e senza diritti. Il Movimento Cinque Stelle ha portato avanti politiche in piena continuità dei Governi precedenti: tagli miliardari alla scuola, il progetto “Scuole Sicure” e con la riforma della maturità netti peggioramenti sulla didattica. Cambia l’esecutivo ma le politiche rimangono le stesse e gli interessi che muovono le riforme anche.

Gli studenti non si faranno prendere in giro da chi ha pesanti responsabilità sulla situazione attuale. Intanto la condizione dell’istruzione pubblica continua a peggiore, dall’edilizia scolastica all’alternanza scuola lavoro, mentre non arriva nessuna proposta di inversione di rotta. A partire da ogni scuola e ogni città, come il 22 febbraio scorso, è tempo di organizzarsi per ottenere una scuola veramente a nostra misura. Per questo l’11 ottobre gli studenti di tutta Italia scenderanno in piazza.

Rivendichiamo un’inversione di rotta sui finanziamenti alla scuola pubblica. Sono necessari degli stanziamenti immediati per la messa in sicurezza degli edifici, per una scuola di qualità e accessibile a tutti. Lottiamo per la cancellazione di tutte le barriere economiche e delle tasse mascherate della scuola, dal costo dei libri di testo fino ai contributi scolastici, che sono stati negli anni il grimaldello essenziale per smantellare la spesa pubblica sull’istruzione e scaricarne i costi sulle famiglie. Lottiamo per una giusta paga in alternanza scuola lavoro, per un monte ore massimo fissato a livello nazionale e un controllo diretto dei progetti di scuola-lavoro da parte di studenti e professori. Vogliamo che in ogni scuola gli studenti abbiano potere decisionale sui propri progetti attraverso l’implementazione di commissioni paritetiche che li tutelino. Orario massimo nazionale subito: chiediamo che le ore minime obbligatorie diventino ore massime obbligatorie! Non regaliamo altro lavoro a chi vuole fare solo profitti sulle nostre spalle.

Non possiamo avere nessuna illusione su chi governa in nome delle banche e della grandi imprese. Dovremo essere noi a conquistare i nostri diritti, nulla ci verrà regalato. A chi ci prende in giro rispondiamo con la lotta: dai rappresentanti d’Istituto e di Consulta a ogni singolo studente, organizziamoci per costruire una grande mobilitazione studentesca l’11 ottobre.

 

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