NO AL RIARMO DELL’EUROPA. Dichiarazione sulla guerra imperialista in Ucraina e la corsa al riarmo dell’UE

1. A tre anni dall’escalation di guerra in Ucraina tra la Federazione Russa e l’alleanza euroatlantica USA-UE-NATO, i termini in cui si presentano sul tavolo le ipotesi di avvio di trattative di pace o di cessate il fuoco dimostrano ancora una volta che questa guerra non ha nulla a che vedere con la “difesa dei valori europei” e delle libertà democratiche, né con i presunti valori “antifascisti” che vengono strumentalmente invocati da entrambe le fazioni. Dopo anni di propaganda spudorata, le trattative per la “pace” ruotano attorno alle diverse opzioni per la spartizione delle risorse naturali dell’Ucraina e delle sfere di influenza tra le potenze capitalistiche, con USA, Russia, Francia, Regno Unito e Germania in prima linea. Emblematiche in tal senso sono le proposte e contro-proposte che hanno per oggetto le terre rare del sottosuolo ucraino: mentre gli USA tentano di imporre all’Ucraina un accordo sull’estrazione di questi minerali, la Russia apre allo sfruttamento congiunto con gli USA delle terre rare russe, comprese quelle nel Donbass.
2. Nelle condizioni attuali, quella che si preannuncia per l’Ucraina è una “pace” imperialista fragile, che getterà le premesse dei futuri conflitti imperialisti e sarà fondata sulle logiche di saccheggio e di spartizione delle ricchezze tra i grandi monopoli e sugli accordi tra le potenze coinvolte per la parziale ridefinizione delle sfere di influenza. Trova conferma nei fatti la valutazione fondamentale che da anni viene espressa dal FC e dal FGC, cioè che in Ucraina si combatte una guerra imperialista in cui non esistono i “buoni” o gli “amici dei popoli”. Le radici di questa guerra stanno nel sistema capitalistico, nello scontro tra borghesie e grandi monopoli finanziari di tutti i paesi per la spartizione di mercati e quote di mercato, per il controllo delle risorse energetiche, naturali e minerarie, delle rotte commerciali e di approvvigionamento, territori e sfere di influenza. Questa guerra è espressione della competizione per la supremazia nel sistema imperialista internazionale; competizione che oggi si inasprisce nel contesto del mutamento dei rapporti di forza internazionali, con l’emergere di nuove potenze capitalistiche che mettono in discussione la supremazia euro-atlantica.
3. È necessario opporsi con forza al riarmo dell’Unione Europea, al militarismo e alla narrazione bellicista che oggi vengono promossi nei paesi di tutto il continente europeo. Dopo l’acceso confronto tra Donald Trump e Zelensky alla Casa Bianca, Ursula Von der Leyen ha annunciato un piano di 800 miliardi di euro per sostenere il riarmo dei paesi dell’Unione Europea. Il piano, denominato “ReArm Europe” (riarmare l’Europa)”, è stato poi ufficialmente annunciato dalla Commissione Europea e prevede la possibilità di derogare ai vincoli del Patto di stabilità. Nonostante le contingenze immediate, questo progetto è coerente con l’incremento delle spese militari al 2% del PIL richiesto dalla NATO. L’ipocrita definizione di “spese per la sicurezza” serve a mistificare la realtà oggettiva, cioè che il riarmo dell’Europa è funzionale alla preparazione di nuovi conflitti imperialisti sulla pelle dei popoli. Fino ad oggi, l’Unione Europea e i suoi membri hanno fornito più di 135 miliardi di euro per il proseguimento della guerra in Ucraina. Il prezzo di questa politica scellerata viene già fatto pagare ai popoli con la richiesta di sacrifici e privazioni economiche. In Italia, si parla di aumentare le spese militari da 33 miliardi a 70 miliardi in quattro anni: una vera e propria economia di guerra che da una parte verrà finanziata direttamente dai fondi riservati a sanità, istruzione e spesa sociale, dall’altra potrà essere supportata da forme di debito comune i cui costi saranno scaricati, ancora una volta, sui lavoratori e sul popolo.
4. Respingiamo al mittente l’appello a scendere in piazza il 15 marzo in favore dell’Unione Europea e dei suoi piani di riarmo. Queste manifestazioni, che vedono l’adesione dei vertici della CGIL e sono sostenute da una parte significativa della stampa, sono l’equivalente di un moderno interventismo, uguale nella sostanza a coloro che cento anni fa in nome della “difesa della patria” (oggi si direbbe dell’Europa) trascinarono le masse popolari al macello nelle trincee. Più in generale, è necessario contrastare la narrazione secondo cui il rafforzamento dell’UE sul piano politico, diplomatico, di una politica estera comune e di una maggiore “autonomia” dagli USA sarebbe una garanzia di pace o di “sicurezza” per i popoli. Questa posizione, che oggi è condivisa da tutto l’arco delle forze politiche borghesi – compresa, in Italia, la “Alleanza Verdi-Sinistra” – parte dalla negazione della natura dell’Unione Europea, cioè un’alleanza imperialista del grande capitale in Europa, e dall’illusione che possa essere rimodellata o “riformata” in favore dei popoli e della pace. Sappiamo bene che, da decenni, il consenso di una parte del popolo “di sinistra” attorno alle politiche dell’UE viene costruito con l’argomento secondo una UE forte può essere un “contrappeso” agli USA e “dare voce” ai popoli europei, e che questo potrà avere un peso nella partecipazione di settori di elettorato del centro-sinistra alla manifestazione del 15 marzo. Siamo convinti, da comunisti, che non si possa rinunciare a smascherare questa retorica. Non è possibile in nessun modo sostenere “da sinistra” il rafforzamento di un centro imperialista europeo, che non sarà foriero né di pace né di benessere per i popoli, ma servirà direttamente gli interessi e le ambizioni del capitale in Europa. La messa in discussione di queste illusioni è per noi un nodo fondamentale, che fa da spartiacque tra i comunisti e chi invece concepisce sé stesso come la “stampella sinistra” di questo sistema. Per questo, il 15 marzo aderiremo alla manifestazione convocata in Piazza Barberini, a Roma, dalle realtà del movimento operaio e sindacale, compresi settori interni alla CGIL e all’ANPI che hanno rigettato la direzione impressa dalle loro dirigenze.
5. Il governo nazionalista di FDI-Lega-FI si conferma, con tutta la sua condotta, un governo che amministra gli affari del grande capitale italiano, che cerca oggi di ritagliarsi la fetta più grande possibile nella spartizione della “torta” ucraina (e della ricostruzione a Gaza). Questa realtà viene oggi riaffermata nella politica “prudente” del governo Meloni, che ha subito annunciato l’incremento delle spese militari italiane, evitando di prendere posizione sulle tensioni tra l’amministrazione USA e gli Stati UE, trovandosi nella posizione di essere uno tra i più fedeli alleati degli USA nel continente.
6. La situazione attuale conferma la necessità di costruire la più ampia mobilitazione popolare contro la guerra, le politiche di riarmo, l’economia di guerra e l’imperialismo; di unire in un unico fronte di lotta le mobilitazioni dei lavoratori e dei sindacati più combattivi, degli studenti, dei disoccupati, per costruire un’opposizione operaia-popolare al governo Meloni, alternativa alla finzione del centro-sinistra. Allo stesso modo, riaffermiamo la necessità di intensificare gli sforzi per la ricostruzione di un forte partito comunista in Italia, come elemento irrinunciabile per lo sviluppo effettivo di una politica autonoma della classe operaia, che possa legare a sé tutti i settori popolari e le masse oppresse del nostro paese.
Un futuro di pace è possibile oltre il capitalismo. La lotta per il socialismo è la lotta del nostro tempo.
Ufficio Politico del FC
Segreteria Nazionale del FGC