NON CHIAMATELA STRAGE FERROVIARIA. È UNA STRAGE OPERAIA. Comunicato della Segreteria Nazionale del FGC sui fatti di Brandizzo.
Poco prima della mezzanotte di ieri, cinque operai sono morti e due sono stati feriti a Brandizzo, travolti da un treno sulla linea Torino-Milano, a un chilometro dalla stazione ferroviaria, in direzione Torino. Tra di loro, c’è anche un giovane lavoratore di 22 anni. Dai primi rilevamenti, il treno viaggiava a 160 chilometri all’ora e gli operai stavano eseguendo dei lavori di sostituzione di alcuni metri di binari vicino alla stazione, quando è passato il convoglio, trasportando una dozzina di vagoni da Alessandria verso Torino. Alle famiglie e ai colleghi degli operai uccisi va tutto il nostro cordoglio e vicinanza.
Non chiamatelo incidente: è un crimine della privatizzazione capitalistica. I lavoratori uccisi, che avevano appena iniziato un intervento di sostituzione di alcuni metri di binari, erano infatti dipendenti di una ditta esterna al gruppo Ferrovie dello Stato, la Sigifer di Borgo Vercelli. Secondo diversi lavoratori, l’investimento sarebbe stato prodotto da una mancata notifica ai macchinisti della presenza di lavori in corso su quel tratto e agli operai che ci sarebbe stato il passaggio del treno. La mancanza di comunicazioni sicure e normative che consentano di applicare in maniera certa le misure di sicurezza è anche e soprattutto diretto prodotto di questo processo di frammentazione e diversificazione dei rami d’azienda. Il fenomeno degli appalti esterni, utilizzati per abbattere i costi ed incrementare i profitti, è da decine di anni sempre più diffuso anche all’interno delle Ferrovie a seguito del processo di privatizzazione iniziato negli anni ’90. Solo nel 2022 il gruppo FS produceva un fatturato di 13,7 miliardi di euro, dopo aver acquisito decine di società estere nel corso di questi anni, tra cui la Hellenic Train, protagonista della strage ferroviaria in Grecia lo scorso marzo. È evidente come la scelta di gestire attraverso esternalizzazioni il servizio di manutenzione delle ferrovie – che ad esempio non sono tenute, in quanto esterne, a segnalare la presenza di lavori – sia una delle principali cause di questa strage.
C’è innanzitutto una responsabilità politica, ed è dei partiti che hanno governato in questi anni. Dal centrodestra al centrosinistra le politiche di liberalizzazione e privatizzazione sono state promosse e imposte ai proletari di questo paese con sempre maggiore ferocia, con un attacco al cuore di trasporti, sanità, scuola, diritti. Tagli questi, soprattutto in quei settori come le ferrovie che una volta erano pubblici, che hanno una ricaduta innanzitutto sui lavoratori e a partire dalla loro sicurezza. Governi di centro-destra e centro-sinistra hanno strillato per anni che con le liberalizzazioni si sarebbe dato nuovo slancio all’economia ma nei fatti quello che hanno prodotto ad oggi è una situazione gravissima, tra servizi sempre meno alla portata di tutti, inefficienti e patrimonio pubblico svenduto ai privati.
Nel frattempo, il Governo Meloni, in continuità con le politiche dei governi precedenti, continua a mettere in campo misure antipopolari ed antioperaie, muovendo guerra al reddito di cittadinanza e rendendo sempre più ricattabili i lavoratori in questo paese. Da una parte dà man forte ai monopoli e alle imprese, con sgravi fiscali miliardari, investimenti pubblici e liberalizzazione dei contratti precari, dall’altra ignora volontariamente quelli che sono i reali problemi dei lavoratori cercando di alimentare la guerra tra disoccupati e lavoratori. Contestualmente, la guerra imperialista, i bassi salari, il carovita e il rischio di poter morire ogni giorno sul posto di lavoro sono la realtà che tutti i proletari affrontano ogni giorno. È la nostra realtà, contro le mistificazioni di Governo e padroni che continuano a raccontarci che va tutto bene mentre attorno a noi e su di noi si abbatte ogni giorno la barbarie di questo sistema.
Invitiamo le organizzazioni sindacali a prendere posizione e a mobilitarsi per ciò che è accaduto. Non si può continuare ad accettare a testa bassa la quotidiana strage di operai: è necessario dare un forte segnale a partire dai lavoratori più coscienti e combattivi, assieme agli studenti e ai disoccupati. Non bastano i vuoti proclami dei dirigenti confederali che da un lato fanno retorica sfiammante mentre dall’altra cogestiscono l’attuale sistema di sfruttamento e morte. Occorre uno sciopero generale vero, e occorre in fretta. Al fianco di questa prospettiva noi ci porremo dando il nostro contributo affinché quanto accaduto a Brandizzo non scivoli via nel mare di notizie che ogni giorno si susseguono. Basta morti sul lavoro. O le nostre vite o i loro profitti.