PER LA LIBERTÀ DELLA PALESTINA. FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA IMPERIALISTA IN MEDIO ORIENTE. Comunicato dell’Ufficio Politico del Fronte Comunista e della Segreteria nazionale del FGC.

comunicato2

A un anno dagli eventi del 7 ottobre 2023, il bagno di sangue che Israele ha scatenato nella striscia di Gaza rischia di evolvere in una escalation bellica su scala regionale. Gli attentati terroristici organizzati da Israele in Libano, i bombardamenti contro obiettivi civili e militari nel paese, tra cui quello in cui è stato ucciso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah; le minacce circa una imminente invasione di terra da parte dell’IDF e l’attacco missilistico iraniano in risposta alle criminali azioni di Israele, mostrano che la questione palestinese può fare da detonatore per un conflitto imperialista più generalizzato nell’intero Medio Oriente.

Intanto, non si ferma il massacro che Israele sta portando avanti nella striscia di Gaza, con la complicità degli USA, dell’UE e dei governi europei, della NATO. Ad oggi sono stati uccisi più di 40mila palestinesi, di cui 16mila bambini. 80mila bambini mostrano segni di malnutrizione, decine di migliaia sono i dispersi, gli orfani e i mutilati. Gli sfollati arrivano a quasi 2 milioni di persone, cioè l’80% della popolazione della Striscia di Gaza, mentre il 2% è stato sterminato. Nella Cisgiordania, crescono l’oppressività dell’occupazione e del regime di apartheid, le atrocità delle IDF e dei coloni contro la popolazione civile, le rappresaglie contro militanti e prigionieri politici, che colpiscono sempre più anche le forze che si oppongono al genocidio dentro i confini di Israele.

Il governo e la borghesia di Israele, al costo della sicurezza della loro stessa popolazione, portano avanti un piano genocida e di pulizia etnica che ha un obiettivo chiaro e apertamente dichiarato: cancellare per sempre la possibilità della nascita e del riconoscimento di uno Stato palestinese – scenario che esponenti del governo di Tel Aviv hanno definito “contrario alla sicurezza di Israele” – e mettere il mondo davanti ai fatti compiuti della totale occupazione militare della Palestina storica e dell’espulsione delle popolazioni arabe dalle loro terre.

È opportuno evidenziare, a tal proposito, che anche quelle che vengono ipocritamente presentate dai nostri media come “aperture” e “proposte” israeliane per un cessate il fuoco, chiedono come condizione alla controparte palestinese il riconoscimento dell’occupazione militare della Striscia di Gaza. Nel frattempo, continua la manipolazione mediatica che giustifica le azioni di Israele, o ne minimizza la gravità, con la retorica della “lotta al terrorismo”, proprio mentre a compiere atti terroristici è lo Stato di Israele, come dimostrano gli attacchi compiuti in Iran e in Libano.

Ribadiamo quanto abbiamo già affermato all’indomani del 7 ottobre: il popolo palestinese, che vive in condizioni di occupazione militare, di assedio e di segregazione imposta da una forza occupante, ha il diritto a lottare con ogni mezzo per la propria liberazione. È opportuno sottolineare che, nelle condizioni attuali della Palestina, il diritto dei popoli occupati alla resistenza armata è riconosciuto persino dal diritto delle Nazioni Unite. La narrazione mediatica che bolla arbitrariamente non soltanto Hamas, ma la totalità delle forze politico-militari palestinesi come “terrorismo”, è pura propaganda che serve a offuscare questa verità: che in Palestina esiste una resistenza armata contro un’occupazione illegittima, ingiusta e criminale.

L’invasione israeliana della Striscia di Gaza e il bagno di sangue che è ormai in corso da un anno, avvengono mentre il Medio Oriente continua a essere al centro di una dura competizione imperialista tra le potenze capitalistiche mondiali e regionali, e i rispettivi monopoli, per il controllo delle risorse energetiche, delle rotte commerciali e di approvvigionamento, di territori strategici, mercati e quote di mercato. Questa competizione è la base materiale del tanto discusso “allargamento del conflitto”, dalle vicende nel Mar Rosso al coinvolgimento dell’Iran e delle forze a esso affini in Libano e Siria.

L’Italia e i monopoli italiani sono parte attiva e rilevante in questo scenario di competizione imperialista. Ne sono dimostrazione la presenza militare italiana in Iraq e nel Mediterraneo Orientale, o la licenza per esplorare ed estrarre gas dai giacimenti nelle acque della Striscia di Gaza che l’ENI ha ottenuto dal governo israeliano, in qualità di forza militare occupante e – come denunciato da molti – in violazione del diritto internazionale.

Questa realtà è alla base dell’inaccettabile complicità con Netanyahu del governo italiano guidato da Giorgia Meloni, che si distingue oggi per la sua posizione più smaccatamente filo-israeliana, anche rispetto ad altri paesi UE. Mentre Israele realizzava un piano genocida nell’ultimo anno, l’Italia non ha mai votato a favore della richiesta di un cessate il fuoco, né ha interrotto la fornitura di armi, che anzi è raddoppiata nel giro di un mese tra dicembre 2023 e gennaio 2024, arrivando a quota due milioni di euro in missili e bombe forniti a Israele.

In Italia, dopo le grandi mobilitazioni popolari in solidarietà al popolo palestinese, un importante movimento di protesta si è sviluppato negli scorsi mesi nelle università italiane per chiedere la fine degli accordi di cooperazione con Israele e con le aziende belliche e dell’industria militare. Abbiamo sostenuto queste proteste con tutte le nostre energie, mentre si intensificavano, da un lato, la repressione da parte delle forze di polizia, dall’altro, gli attacchi squadristi organizzati da estremisti di matrice filo-israeliana.

In questo contesto, alcune organizzazioni palestinesi in Italia hanno lanciato una manifestazione nazionale a Roma per la giornata del 5 ottobre, richiamando l’anniversario degli eventi del 7 ottobre e chiamando a esprimere solidarietà e sostegno alle forze della resistenza palestinese. Il lancio di questa manifestazione e le posizioni espresse dai promotori sono state utilizzate come pretesto dal governo Meloni per imporre il divieto alla manifestazione, per presunte “ragioni di sicurezza pubblica” che in realtà tradiscono la natura tutta politica di questo divieto, giunto dopo settimane di pressioni dei settori filo-israeliani.

Questi sviluppi hanno prodotto una divisione tra le forze palestinesi in Italia, producendo il ritiro dalla promozione della giornata del 5 ottobre di una parte delle sigle palestinesi.

Il Fronte Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista, nel confermare l’adesione e la partecipazione alla giornata di manifestazione nazionale a Roma del 5 ottobre con uno spezzone comunista e di classe, con appuntamento a Piramide (MB) alle ore 14, dichiarano e ribadiscono quanto segue:

-        È necessario porre fine al genocidio in corso della Striscia di Gaza, imporre un immediato cessate il fuoco, fermare i piani di invasione del Libano da parte dell’esercito israeliano. Sosteniamo l’incriminazione di Israele per crimini di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia per violazioni della convenzione ONU del 1948 sul genocidio;

-        Lottiamo per porre fine a ogni forma di coinvolgimento dell’Italia nel massacro in corso a Gaza, a ogni forma di sostegno italiano al governo criminale di Netanyahu, a ogni forma di cooperazione e coinvolgimento dell’Italia nella preparazione della guerra imperialista contro il Libano e l’Iran. Denunciamo i piani imperialisti di USA, UE e NATO e del capitale italiano in Medio Oriente.

-        Il tentativo delle forze di governo di utilizzare i pretesti della “lotta all’antisemitismo e al terrorismo” per intensificare la repressione politica della solidarietà alla Palestina è ormai chiarissimo. Pensiamo che a questi tentativi di intimidazione e marginalizzazione politica si debba rispondere, nonostante tutte le contraddizioni esistenti, con la massima unità delle comunità palestinesi e delle forze pro-Palestina del movimento di classe, senza illusioni che l’unità nella lotta possa essere sostituita da interlocuzioni a porte chiuse con le forze politiche del centro-sinistra.

-        Ogni speranza di pace nell’immediato futuro per il popolo palestinese passa per la fine dell’occupazione dei territori palestinesi e dell’apartheid, per il riconoscimento effettivo di uno Stato palestinese sovrano e indipendente, del diritto al ritorno dei profughi palestinesi e la liberazione dei prigionieri politici detenuti dal regime israeliano.