Su gestione capitalistica della pandemia, green pass e vaccinazione. [Risoluzione del CC del FGC]
Risoluzione del Comitato Centrale del Fronte della Gioventù Comunista (FGC). Approvata all’unanimità l’11 settembre 2021.
1. La crisi pandemica e la gestione capitalistica dell’emergenza sanitaria dimostrano ogni giorno l’incapacità di questo sistema nel fare fronte ai bisogni essenziali della stragrande maggioranza della popolazione mondiale e della classe lavoratrice di ciascun paese. In nessun modo il carattere imprevisto e contingente della pandemia può rimuovere o far passare in secondo piano le precise responsabilità politiche dei governi che hanno anteposto gli interessi di profitto alla tutela della salute dei popoli e dei lavoratori. 4,5 milioni di persone sono morte in tutto il mondo, più di 130mila in Italia, a causa dell’inadeguatezza delle misure sanitarie di contenimento dei contagi, delle carenze dei sistemi sanitari conseguenti alle politiche di attacco alla spesa sociale e ai servizi essenziali, dell’ineguale distribuzione dei vaccini prodotti dai grandi monopoli del settore farmaceutico.
2. Il vaccino è uno strumento fondamentale nella lotta contro la pandemia. I risultati già documentati delle campagne vaccinali attualmente in corso confermano che la popolazione di vaccinati presenta tassi drasticamente più bassi di ospedalizzazione e di sviluppo di sintomatologie gravi – evitando la saturazione ospedaliera, che durante la prima ondata è stata una delle cause di molti decessi – e dimostrano anche l’efficacia del vaccino contro l’infezione e la trasmissione stessa del virus. Questo conferma la necessità di battersi per un piano vaccinale universale che garantisca l’accesso ai vaccini e alle cure. In Italia, il 3,8% della popolazione sopra i 50 anni non ha ricevuto la prima dose di vaccino. Il dato attuale, a un anno dall’inizio delle vaccinazioni, è quello del 70% di popolazione vaccinata sopra i 12 anni. Mentre la diffusione delle varianti virali aumenta, un italiano su tre non ha concluso il ciclo vaccinale. Proprio il ritardo nel condurre la campagna vaccinale nei primi mesi e le difficoltà logistiche nel garantire la somministrazione del vaccino nelle aree più periferiche del paese sono una grave responsabilità dei governi che si sono succeduti in questo anno, così come dimostra, ancora una volta, l’entità criminale dei danni causati dal progressivo smantellamento della sanità pubblica.
3. Bisogna sgombrare il campo da tutte le posizioni che in nome della “libertà” si oppongono all’opportunità di rendere obbligatoria la somministrazione del vaccino. Queste posizioni si fondano sulla tipica visione borghese e piccolo-borghese della libertà, concepita come libertà individuale esclusiva e in contrapposizione agli interessi generali della società. Rispetto a queste posizioni bisogna tenere a mente l’oggettiva verità storica per cui i diritti sociali possono spesso essere realmente affermati e difesi proprio nella forma dell’obbligo, come diritti irrinunciabili. C’è un motivo se le lotte per la garanzia del diritto allo studio alle fasce più povere, nella storia, sono avvenute innanzitutto con la rivendicazione dell’innalzamento dell’istruzione obbligatoria, in aperta opposizione alla “libertà” di scegliere a 10 anni se studiare o lavorare in fabbrica. C’è un motivo se le ferie, o la maternità, sono obbligatori, cioè diritti non rinunciabili per lavoratori e lavoratrici. È tristemente noto cosa significa la “libertà” di scegliere se curarsi o meno per i cittadini degli USA, che nei fatti vedono quotidianamente negato il proprio diritto all’assistenza sanitaria. La legittimazione e l’affermazione di questa concezione reazionaria che in nome della “libertà” mira a legittimare l’idea che i diritti conquistati possano diventare rinunciabili dovrebbe trovare l’opposizione di tutte le forze progressiste e di classe, senza ambiguità o accomodamenti di sorta.
4. La gestione delle campagne vaccinali nel mondo capitalista riflette, né più né meno, l’irrazionalità di questo sistema. I vaccini sono da subito diventati il terreno per concorrenza di mercato tra le corporation del settore farmaceutico, spesso con un susseguirsi di campagne mediatiche contraddittorie mirate a orientare l’opinione pubblica e le politiche dei governi in favore di un vaccino piuttosto che di un altro, contribuendo ad alimentare sfiducia e a favorire la diffusione di visioni antiscientifiche e reazionarie con la diffusione sistematica da parte dei principali media italiani di notizie allarmistiche. La corsa per produrre vaccini in tempi brevi con l’orizzonte della commercializzazione, pur non inficiando la sicurezza che è criterio minimo assieme alla percentuale di efficacia per rendere i vaccini competitivi sul mercato, ha come conseguenza una minore ottimizzazione. I principali vaccini in circolazione sono complessi da produrre su larga scala, spesso inadatti alla distribuzione in molti paesi che non hanno le infrastrutture necessarie. Allo stesso modo, non produrre una versione adatta alla somministrazione al di sotto di certe soglie di età esclude già in partenza una fetta consistente della popolazione mondiale: circa un settimo della popolazione mondiale ha meno di 15 anni.
5. Al contempo, ad almeno un miliardo di persone nel mondo, in Africa, Asia e America Latina, viene semplicemente precluso l’accesso al vaccino, per precise scelte di mercato operate dai grandi monopoli e dai paesi al vertice della piramide imperialista. In Europa, i grandi monopoli farmaceutici hanno utilizzato la propria posizione di monopolio ed esercitato pressioni costanti sugli Stati per assicurarsi condizioni di favore da parte dei governi, prima di assicurare le forniture necessarie. Lo sviluppo di varianti principalmente in quei paesi dove la copertura vaccinale non è minimamente sufficiente – come la variante “Delta”, nata in India, dove da mesi comunisti e lavoratori lottano per l’accesso gratuito e universale alla vaccinazione – dimostra come la neutralizzazione della diffusione del Covid-19 debba avvenire anche e soprattutto su un piano internazionale, e per questo è fondamentale sviluppare la lotta dei proletari e degli strati popolari per l’accesso gratuito e universale al vaccino in tutto il mondo. Questo quadro basta da sé a evidenziare l’insufficienza della richiesta della sospensione dei brevetti sui vaccini e la necessità di una critica più ampia alla gestione capitalistica nel suo complesso.
6. Le misure del governo italiano legate al “green pass” europeo sono la foglia di fico dietro cui si nasconde un governo che non ha voluto assumersi la responsabilità di istituire un obbligo vaccinale. Un insieme di misure ipocrite, che si inseriscono nel contesto di una tendenza crescente degli Stati e dei governi a disimpegnarsi dalla gestione pubblica dell’emergenza sanitaria, riconducendo tutto alla responsabilità individuale dei singoli. Quest’ultima tendenza, in particolare, è stata nell’ultimo anno il comune denominatore di tutte le politiche di contenimento, che si sono concentrate sulla compressione delle libertà nella sfera del tempo libero – pagata in primo luogo dal settore della ristorazione – pur di evitare nuove chiusure nei settori economici principali. A tempi alterni, una campagna mediatica costante ha indicato come responsabili dei contagi i giovani, la movida, o altri aspetti del tutto secondari mentre i fatti mostravano che milioni di contagi avvenivano proprio nelle fabbriche, nei magazzini, nei luoghi di lavoro e sui mezzi di trasporto. Uno strumento come l’estensione delle limitazioni legate al “green pass”, nel contesto della decisione presa ormai più di un anno fa dai governi europei di “convivere” con il virus, limitando al minimo le misure di contenimento (politica non obbligata e diversa, ad esempio, da quella adottata da diversi paesi asiatici), avrebbe potuto essere implementato come una misura accessoria per autorizzare la fruizione di alcuni servizi o attività di rilevanza secondaria. Quello che avviene oggi è qualcosa di molto diverso. In assenza di un obbligo, senza nessuna assunzione di responsabilità politica da parte del governo e dello Stato, il possesso del green pass vincola l’accesso a servizi essenziali e diritti fondamentali, dai treni alle università, fino a diventare nei fatti una fonte di discriminazione e divisione tra i lavoratori nei luoghi di lavoro. In particolare, in questo ultimo ambito, il green pass diventa strumento per impedire ulteriori chiusure o rallentamenti nell’estrazione di profitto da parte delle aziende, scaricando sul lavoratore le responsabilità di eventuali contagi. La concomitanza con la disponibilità dei soldi del PNRR spiega, in parte, l’accelerazione dell’introduzione di queste misure: i capitalisti italiani vogliono investire il tutto e per tutto nella spartizione di questa torta per garantirsi fette di mercato e profitti sempre maggiori, e sono pronti a sfruttare qualsiasi misura in chiave anti-operaia. Il green pass va criticato a partire da queste considerazioni, senza nessun cedimento a narrazioni antiscientifiche e reazionarie riguardanti l’efficacia e l’utilità dei vaccini, chiarendo senza alcuna ambiguità che l’alternativa al green pass non è la “libertà” di scegliere di non vaccinarsi a costo della salute pubblica e della collettività, ma è al contrario una campagna vaccinale universale e di massa.
7. La rivendicazione dell’obbligo vaccinale nel sostenere una campagna vaccinale universale e di massa – anche e soprattutto di fronte all’eventualità della somministrazione di ulteriori dosi per allungare il periodo di copertura del ciclo vaccinale – è fondamentale ed inverte la logica del dell’induzione alla vaccinazione che scarica la responsabilità sul singolo individuo, rendendo l’accesso al vaccino un diritto di cui lo Stato deve farsi carico nei confronti di tutto coloro che vivono in Italia. Questo sarebbe uno strumento centrale anche per evitare che, oltre alle limitate sacche di rifiuto volontaristico, continuino a rimanere esclusi dall’accesso alla vaccinazione coloro che al momento sono impossibilitati nel fare richiesta per la somministrazione del vaccino – come ad esempio lavoratori e lavoratrici stranieri o immigrati in generale senza documenti oppure tutti coloro che vedono limitato il loro diritto alla salute per l’applicazione dell’articolo 5 del decreto Lupi sulla casa, che con la strada dell’estensione delle limitazione legate al green pass rischiano di subire ulteriori discriminazioni sui posti di lavoro e nell’accesso a sempre più servizi fondamentali. Questo ragionamento è tanto più valido anche dal momento in cui la responsabilità legale dello Stato sulla sicurezza dei vaccini somministrati vale per quelli “consigliati” tanto quanto per quelli “obbligatori”.
8. Non è possibile concepire la lotta al COVID-19 esclusivamente attraverso la conduzione della campagna vaccinale, in quanto nemmeno l’introduzione di un obbligo generalizzato può essere da solo garanzia di uscita dall’emergenza pandemica. Occorre affiancare al vaccino altri strumenti di contrasto alla diffusione del virus. In primo luogo, una seria e reale messa in sicurezza dei sistemi di trasporto pubblico e dei luoghi di studio e di lavoro che negli scorsi mesi si sono rivelati potenziali vettori di contagio. In secondo luogo, un intervento strutturale di potenziamento e riforma del servizio sanitario nazionale che, nel contrasto alla pandemia, ha dimostrato tutti i limiti della concezione aziendalistica e privatistica dell’assistenza sanitaria. In terzo luogo, l’introduzione di efficaci screening di massa periodici condotti a partire dai luoghi di studio e di lavoro in modo tale da poter intervenire sistematicamente in caso di contagi in contesti di concentrazione. In quarto luogo la messa a disposizione di strumenti di supporto per sostenere chi viene contagiato e non ha a disposizione spazi per condurre senza rischi per i propri conviventi l’isolamento domiciliare. Scaricare esclusivamente sulla campagna vaccinale il contrasto alla pandemia rappresenta un fattore di deresponsabilizzazione nei confronti del governo che anziché investire nell’attuazione delle necessarie misure, che abbiamo sinteticamente elencato, procede spedito nel mettere a disposizione tutte le risorse disponibili per sostenere la ristrutturazione capitalistica.
9. La legittimazione nel dibattito politico nazionale delle teorie della cospirazione, delle concezioni apertamente antiscientifiche e reazionarie, spesso mescolate con teorizzazioni pseudo-scientifiche o para-religiose, e la compartecipazione dell’apparato mediatico nella promozione di queste teorie, sono fenomeni significativi che dimostrano che il sistema capitalistico ha esaurito ogni energia propulsiva di carattere progressista e oggi, vittima delle proprie contraddizioni, è del tutto incapace di produrre una reale emancipazione delle masse popolari dallo stato di abbrutimento, dall’ignoranza e dalla superstizione. Le pulsioni più irrazionali dei settori arretrati della piccola borghesia oggi danno vita a nuovi oscurantismi, diversi nella forma ma non nella sostanza a quello che già nel diciannovesimo secolo si contrapponeva alla comparsa delle prime vaccinazioni contro il vaiolo, anche quelle osteggiate da campagne antivacciniste molto simili a quelle odierne, anche negli argomenti. La schizofrenia del capitale si riflette sul piano politico con il continuo riposizionamento di convenienza sulla medesima materia da parte di forze politiche di governo – a partire da Lega e M5S – che in più di un’occasione hanno strizzato l’occhio ad ambienti “no vax” o sostenuto apertamente posizioni antiscientifiche.
10. La sfiducia che persiste nei confronti del vaccino in una fetta della popolazione è conseguenza delle politiche contraddittorie nell’adozione di misure di contenimento dei contagi e dell’assenza di una seria campagna di informazione da parte delle autorità sanitarie. Le politiche di gestione della pandemia sono state determinate di volta in volta dalle pressioni dei settori economici che hanno chiesto e ottenuto passaggi repentini da lockdown e “zone rosse” ai “liberi tutti” nei mesi estivi, o il confinamento delle restrizioni alla sola sfera del tempo libero mentre su mezzi di trasporto e posti di lavoro si contraeva il virus. Anche a causa della debolezza e dello scarso radicamento delle forze di classe, spesso queste contraddizioni non vengono viste come il frutto del primato dei profitti padronali sulla tutela della salute pubblica, generando appunto una sfiducia non direttamente riconducibile a complottismo o teorie “no-vax”. Analogamente, sono risultate non poco contraddittorie le indicazioni di somministrazione dei vari vaccini e le note del Ministero della Salute, dovute anch’esse a dinamiche estranee al campo scientifico-sanitario. Esiste una precisa responsabilità politica rispetto all’alta percentuale di non vaccinati. Successivamente, in fase di distribuzione vaccinale, la stessa propaganda della possibilità di superare la pandemia per il solo mezzo del vaccino – senza affiancarlo con le necessarie misure di contenimento e di potenziamento dei servizi essenziali che ne avrebbero largamente potenziato l’efficacia – e la vigenza di un talk show permanente, finalizzato principalmente all’aumento dell’audience, hanno sostituito lo sviluppo di una chiara campagna di informazione sul vaccino e di un dibattito serio. Si è generato un dibattito sbilanciato, costruito intorno all’efficacia vaccinale, costantemente messa in dubbio senza una confutazione scientifica basata su dati reali, e non alla gestione della pandemia o alle misure da cui avrebbe dovuto essere affiancato il vaccino. Tale dinamica, associata a una sovraesposizione mediatica, ha evidentemente prodotto una crescente sfiducia nei confronti delle evidenze scientifiche e il dilagare di teorie prive di fondamento scientifico. Allo stesso tempo, la polarizzazione avvenuta a livello mediatico ha portato alla ridicolizzazione di qualsiasi dubbio, seppur legittimo date le condizioni del dibattito pubblico, e l’automatica riconduzione a posizioni no-vax ha inevitabilmente contribuito alla radicalizzazione degli stessi. Il risultato è ancora una volta quello di scaricare la responsabilità della quota di popolazione non vaccinata unicamente sui singoli individui. Occorre da comunisti ragionare sulla necessità di un’informazione reale nella classe sul tema che elimini gli elementi complottisti e oscurantisti, contrastando d’altra parte quelle tendenze ad affermare una presunta superiorità intellettuale, che non fanno che continuare ad alimentare le differenze di classe nella fruizione dell’informazione.
11. La critica anticapitalistica non può essere ridotta a retorica strumentale finalizzata a sostenere posizioni antiscientifiche e reazionarie. Tali sono le posizioni che cercano di presentare l’opposizione ai vaccini “prodotti dalle multinazionali e da Big Pharma” come una lotta anticapitalista. Il vaccino, come ogni merce nel capitalismo, viene certamente tramutato in un’occasione di profitto, ma l’idea che questo sia il principale strumento attraverso cui i grandi monopoli traggono profitto sfruttando la pandemia è inesatta, perché non tiene conto della profittabilità enormemente maggiore dei farmaci, delle terapie farmacologiche, persino dei cosmetici prodotti e venduti in massa da quelle stesse case. L’innegabile verità che nel capitalismo tutto è merce, compresi i servizi essenziali, il cibo che mangiamo ogni giorno e i prodotti che utilizziamo, e che tutto è prodotto da aziende capitalistiche e da multinazionali che operano secondo la logica del profitto, non giustifica la sostituzione della lotta contro i monopoli capitalistici – e la sottomissione ad essi della scienza – con la lotta contro la medicina e il metodo scientifico in quanto tali. I comunisti hanno piena consapevolezza del carattere storico della conoscenza scientifica, che non è mai assoluta, perfetta e immutabile, ma parte dello sviluppo storico del proprio tempo; sanno bene che la scienza può essere orientata, indirizzata, distorta e persino utilizzata per precisi interessi di classe. La lotta per il socialismo è la lotta affinché i lavoratori si impadroniscano della scienza e della tecnica, ponendola sotto il pieno controllo popolare, orientandola agli interessi di tutta l’umanità e non al profitto di pochissimi. Ne è prova concreta il piccolo ma significativo esempio di Cuba socialista, che ha prodotto vaccini completamente pubblici, facilmente replicabili e che in questi giorni è diventata il primo paese al mondo a vaccinare tutti i bambini al di sopra dei 2 anni per garantire il rientro a scuola.
12. La debolezza del movimento di classe in Italia si riflette oggi nella tendenza delle organizzazioni della sinistra radicale a subire l’influenza delle posizioni espresse dal campo avversario, adattandosi passivamente alla polarizzazione del dibattito pubblico. L’assenza di un rapporto organico effettivo con le masse lavoratrici ha comportato, inevitabilmente, l’incapacità di contrapporre un’alternativa di classe credibile ai piani di gestione della pandemia della borghesia italiana. Questo è avvenuto sin dal maggio 2020, quando il governo italiano scelse la strada di una riapertura frettolosa su enormi pressioni dei settori della borghesia, in particolare del turismo e della ristorazione, con settori proletari trascinati alla coda delle proteste dei piccoli imprenditori. Oggi, dinanzi ai settori più arretrati del proletariato trascinati alla coda dei movimenti di stampo reazionario contro le vaccinazioni e il green pass, una parte della sinistra di classe subisce la tentazione di chi chiede loro di adottare apertamente quel tipo di parole d’ordine. Più in generale, la tentazione di sostituire alla ricostruzione dell’organizzazione di classe la ricerca del consenso di opinione, ha come conseguenza l’essere costantemente trascinati sul terreno del dibattito imposto dalla narrazione mediatica, in cui lo scontro di classe in corso nel Paese finisce per non trovare spazio. Ne segue il paradosso che mentre è in corso un enorme attacco di classe contro i lavoratori, con migliaia di licenziamenti dal Nord al Sud del paese, in Italia si parla del green pass e delle piazze vuote dei “No vax”. Accettare questo terreno senza guardare oltre è una strada senza sbocco, perché porta a indebolire teoricamente e politicamente le avanguardie di classe senza risolvere di un briciolo il problema della marginalità.
13. La lotta contro il governo Draghi va sottratta alla finta polarizzazione tra sostenitori e “cospirazionisti”, tra vaccinisti e antivaccinisti, utilissima alle forze di governo, per rimettere al centro il terreno dello scontro di classe, imponendolo come tema centrale nel dibattito pubblico con la forza della lotta organizzata e cosciente dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, degli studenti. Compito immediato dei comunisti in questa fase è favorire ogni forma di convergenza delle forze di classe che sia utile a rafforzare il fronte della lotta e a dare vita, nei fatti più che con sigle e proclamazioni, a un fronte unico di classe che si contrapponga al fronte unico dei capitalisti che oggi governa in Italia, di cui il PNRR è il più coerente prodotto politico. Lo sciopero generale dell’11 ottobre lanciato unitariamente dai sindacati di base, così come la mobilitazione prevista a fine ottobre contro il vertice dei capi di Stato del G20, sono momenti importanti del ciclo di lotte che si apre, a cui la gioventù comunista contribuirà con tutte le proprie forze e la propria energia, lanciando sin dai primi giorni di scuola l’agitazione tra i giovani dei settori popolari.